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Il lampo di Flash

Il reboot di un eroe che portò gli universi paralleli nella Dc Comics: Flash

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Gardner Fox prova a fare l’avvocato per due anni, ma nel 1937 New York non si è ancora ripresa dalla Grande depressione. Stanco delle ristrettezze della professione forense, decide quindi di iniziare a collaborare in qualità di sceneggiatore con la casa editrice di fumetti National Comics Publications. Sin da piccolo la sua curiosità l’ha portato a divorare le intere bibliografie dei Tarzan e John Carter di Marte di Edgar Rice Burroughs, i romanzi marziali e orientaleggianti di Harold Lamb e le avventure indiane scritte dal seguace della teosofia Talbot Mundy; così la prospettiva di unirsi alla schiera delle loro prolifiche fantasie lo alletta alquanto. Nel nuovo ambiente lavorativo della National – cioè quella che poi diventerà la Dc Comics – si fa notare in breve tempo e l’editore Max Gaines decide di affidarsi alla sua creatività per il lancio di un nuovo personaggio.

In realtà i proprietari della National sono l’ucraino Jacob Liebowitz e il rumeno Harry Donenfeld, entrambi naturalizzati americani. Gaines ha però ottenuto un finanziamento da Donenfeld con cui avvia un suo sotto-marchio editoriale – la All-American Publications – che realizza fumetti comunque distribuiti sotto il marchio della National. Si tratta dunque di una redazione separata dove tuttavia Liebowitz figura quale co-proprietario. Un accordo intricato che dà l’idea di quanto interesse ci sia all’epoca attorno alla stampa fumettistica e che nel gennaio 1940 consente la stampa della rivista a fumetti “Flash Comics #1”.

«Introducing The Flash… Fastest man alive!» recita la copertina dell’albo e nel disegno si vede in effetti l’eroe intercettare a mani nude un proiettile in procinto di colpire una donna, ma il suo aspetto manderebbe in confusione un fan odierno. Nella sua prima apparizione e fino al 1951 il Flash ideato da Fox e disegnato da Harry Lampert è molto lontano dall’attuale gusto d’abbigliamento per i metaumani (il termine che Dc Comics usa per indicare i superuomini). Veste un elmetto d’acciaio – sullo stile di quello dei soldati britannici – adornato da due alucce simili a quelle del dio greco Hermês, che vengono raddoppiate sulle caviglie. Un pantalone blu e una maglietta rossa attillati completano la mise bizzarra. Essendo Lampert più interessato al fumetto comico (a cui si dedicherà presto in maniera esclusiva), la caratterizzazione dell’eroe è stata lasciata al gusto di Fox, che vi ha infuso il suo amore per l’estetica della fantascienza atipica che è solito leggere. Pertanto il costume attuale di Flash – una tuta integrale rossa e gialla meno kitsch (ma anche più banale) che mantiene le alette sul capo e sulle caviglie – si deve invece al reboot del personaggio.

Come molte altre, dopo la Seconda guerra mondiale vanno in crisi le testate in cui appare il personaggio e per cinque anni le sue apparizioni cessano del tutto. Nell’ottobre del 1956 ritorna però con una nuova identità e un nuovo aspetto; per spiegare il cambiamento viene quindi pubblicata una storia (“Flash dei due mondi”) in cui le due versioni del personaggio s’incontrano, introducendo il concetto di universi paralleli nel mondo narrativo della Dc Comics.

di Camillo Bosco

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