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Hellboy

Hellboy, l’eroe dall’Inferno

Hellboy è un imponente essere antropomorfo rosso nonché cornuto ma non è comunque un diavolo completo. La scommessa horror gotica del fumettista Mike Mignola
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Hellboy è un imponente essere antropomorfo rosso nonché cornuto. Una lunga coda e gli zoccoli lo rendono simile alle classiche rappresentazioni degli esseri infernali, mentre la sua mano e il suo avambraccio destri – formati da una sorta di materiale roccioso – sono più grossi dei sinistri. Nonostante vesta abiti umani sotto un lungo impermeabile marrone e tenga le corna ridotte alla radice limandosele ogni giorno, è impossibile scambiarlo per una persona comune ma non è comunque un diavolo completo. Un vero e proprioragazzo dell’Inferno”, almeno agli occhi del professore Trevor Bruttenholm che lo rinviene nel 1944 quando un rituale (condotto dal monaco russo Rasputin in combutta con occultisti nazisti) lo evoca appena adolescente. In seguito il professore lo recluterà nel Bureau of Paranormal Research and Defense, così da aiutare l’umanità a contenere altri fenomeni come lui. A partire da queste premesse assai pulp – buone in teoria soltanto per un’avventura horror d’appendice – si sviluppa uno dei più longevi universi narrativi indipendenti del fumetto statunitense. Prima della pubblicazione del suo personaggio originale, Mignola è comunque già da tempo un professionista dell’industria del fumetto: ha inchiostrato per la Marvel e disegnato per la Dc Comics diverse storie, fra cui nel 1989 la fortunata “Batman: Gotham by Gaslight” che ha aperto la strada alla moda dello steampunk. Dopo anni di lavoro su proprietà intellettuali altrui, Mignola decide di dar vita a un suo universo narrativo e ne realizza la primissima bozza durante la Great Salt Lake Comic-Con del 1991. Anche se l’idea inizialmente interessa la Dc Comics, gli editor temono che il concept di un diavolo eroe sia troppo controverso e lo rifiutano. Per fortuna nel 1994 Mike Richardson acconsente invece a stampare il personaggio per la sua Dark Horse, sulla base dell’ottimo lavoro compiuto dal disegnatore su un precedente fumetto ambientato nell’universo di “Alien”. Una volta scritto il soggetto, Mignola coinvolge quindi John Byrne nella stesura delle sceneggiature, così da potersi concentrare sui disegni. La scelta si rivela estremamente proficua: il papà di Hellboy rafforza infatti il suo tratto, già atipico e spigoloso, con l’utilizzo di forti chiaroscuri e una recitazione dei personaggi ridotta all’osso. In una direzione opposta rispetto a quella ipercinetica imperante nel fumetto statunitense dell’epoca, l’autore decide di rappresentare i protagonisti accentuando l’impressione che siano elementi a due dimensioni che si muovono all’interno di scenografie. Invece di accentuare i limiti classici del fumetto, le ombre nette, le colorazioni piatte e la forte limitazione dei momenti dinamici diventano in Hellboy un complemento ideale per le sue avventure paranormali e ispirate alla mitologia. Le immagini sulle pagine si presentano come una sintesi fra il gusto gotico e quello espressionista, esercitando sui lettori un fascino che non è scemato neanche dopo la pubblicazione nel 2016 dell’ultima storia di Hellboy. Dimostrando così come una scelta stilistica personale possa costituire il punto di partenza per un successo artistico duraturo.   di Camillo Bosco

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