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Napoleone della Sergio Bonelli

L’investigatore sui generis inventato da Carlo Ambrosini che purtroppo non trovò il suo pubblico
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Può la Svizzera apparire esotica? In fondo l’esotismo è collegato soprattutto a quanto un luogo risulti remoto e così è per molti la ricca Ginevra. Tant’è che il Paese elvetico può apparire come un’area magica in cui criminali (al pari dei capitani d’industria e della finanza) s’immergono per dissolversi, quasi come biscotti morbidi in latte e miele caldi. Nell’Italia 1997 – quindi prima della diffusione di Internet e dell’euromoneta nella Penisola e della fine del segreto bancario svizzero – questa sensazione era ancora più accentuata. È infatti proprio a Ginevra che Carlo Ambrosini ambienta la nuova testata che ha proposto alla Sergio Bonelli Editore. A donargli questa possibilità non sono soltanto gli anni di gavetta nella casa editrice ma il fatto che sia un autore d’esperienza che ventun anni prima ha debuttato nell’Editoriale Dardo. Nel tempo si è dimostrato affidabile e creativo sia come disegnatore sia come sceneggiatore, scrivendo anche storie per una serie ammiraglia della Bonelli quale “Dylan Dog”. Il nuovo personaggio che ha proposto, Napoleone, può sembrare in effetti ‘parente’ dell’indagatore dell’incubo. È anch’egli un investigatore sui generis, capace di interagire con il mondo immateriale e provare pietà tanto per i criminali quanto per le vittime. L’idea iniziale è quella di ispirarlo a un Marlon Brando appesantito e di mezza età, proprietario di una pensionuccia a Milano; non convinto da questa direzione un po’ desolante, Ambrosini decide pertanto di ringiovanirlo e di spostarne il domicilio a Ginevra, presentandolo come un ex poliziotto italiano. Seppur svecchiato, Napoleone conserva però un comportamento riflessivo e meditabondo nonché la passione per l’entomologia. Il guizzo surreale per scongiurare il rischio di grigiore arriva dunque dal “mondo altro”, una dimensione onirico-psicologica abitata da esseri figli del mondo interiore di ogni persona. Così ogni storia si caratterizza anche per uno scontro con i fantasmi psichici degli antagonisti dell’eroe, in un binario parallelo rispetto all’indagine dell’investigatore. Tre spiritelli del “mondo altro” accompagnano invece Napoleone stesso, rappresentando una sorta di trinità delle pulsioni che agitano l’animo del mite protagonista: Lucrezia, una ninfa dallo spirito sensibile; Caliendo, un rigido maggiordomo amante delle regole; Scintillone, un batrace antropomorfo in doppiopetto insofferente a qualsiasi restrizione. È con quest’assetto peculiare che “Napoleone” arriva nelle edicole italiane, presentandosi come una serie investigativa diversa e poetica. Colpito dalla dedizione con cui la squadra degli autori (tra questi disegnatori atipici per il fumetto popolare quali Paolo Bacilieri e Marco Nizzoli) si dedica alla sua realizzazione, l’editore Bonelli proseguirà le uscite bimestrali dalle otto originali sino alla cinquantaquattresima. Questo senza che però le vendite raggiungano mai il pareggio dei costi di una serie che – come recitano i versi di Baudelaire citati nel primo numero da Carlo Ambrosini – ha cercato di muoversi «al di sopra degli stagni, al di sopra delle valli, delle montagne, dei boschi, delle nubi, dei mari, oltre il sole e l’etere, al di là dei confini delle sfere stellate». di Camillo Bosco  

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