Succession, una delle più grandi serie Tv di sempre
E così Succession, dopo 4 stagioni, si conclude come si deve: senza spazio ad immedesimazioni, in un mondo chiuso di soldi e avidità
Cinismo, alessitimia, opportunismo. Questi gli ingredienti principali della puntata finale di Succesion, che conclude con coerenza e durezza una serie di 4 stagioni che non ha mai indugiato al buonismo e al politically correct.
Un retrogusto, anzi un completo gusto, amaro conclude una narrativa che si è imposta di mettere in luce una faccia della natura umana. Quella dell’avidità, della smania di potere, dei soldi come fine e non come mezzo. Soldi di cui i protagonisti sono assuefatti, che fanno da sfondo a una saga familiare che ruota abilmente intorno a se stessa.
Non ci si immedesima nei protagonisti di Succession, non esiste l’eroe e il villain, non ci sono buoni e cattivi. Ci sono solo dei personaggi che vivono intrappolati nella loro ansia di potere, riconoscimento, emulazione di un padre padrone che ha tracciato una strada lastricata di oro, spine, burroni, trappole.
Quello che emerge, oltre all’evidente incapacità dei figli di emulare i successi del patriarca, è il loro totale asservimento agli ideali di quest’uomo che li ha sempre sminuiti, ignorati, frustrati nei loro desideri e aspirazioni. Eppure li ha sempre voluti accanto, per alimentare il suo narcisismo, per rafforzare il suo ego vedendo la sua stirpe così inferiore a lui. Un disprezzo profondo che ha continuato a far crescere mettendo in competizione, creando ad arte attriti, gelosie, frizioni. Non ci si affeziona all’irrisolto Kendall, all’immaturo e instabile Roman, e alla cinica Shiv.
Si osservano le loro evidenti debolezze e fragilità, ma quando la trama sembra lasciare uno spiraglio per avvicinarsi o almeno sfiorarli, il loro atteggiamento sprezzante e arrogante, incapace di ammettere errori li fa tornare nel regno dei Roy. Un mondo chiuso, incapace di interfacciassi con il mondo fuori. Un mondo fatto di nulla in cui vivranno sempre nell’ombra, dove non conteranno mai davvero.
E così Succession si conclude come deve. Con l’amaro successo di viscidi e insignificanti yes men e con la ricercata incapacità di far emergere qualsiasi sentimento positivo: non fratellanza, non amicizia, non istinto materno. La futura mamma, tradita e traditrice (dai fratelli, dal marito, dagli amici, dal padre) ha già pianificato di non dedicare tempo, e men che meno aprirsi a sentimenti, al figlio che verrà e che lo evidenzia da subito in ogni gesto, come quello di bere super alcoolici con il pancione. Nessuna cura. Nient’altro che egoismo ed ego riferimento.
Uno dei frame finali è un piccolo metacapolavoro, più esplicativo di mille altre scene e parole. Al posto di Tom e Shiv sembra di vedere Frank Underwood e la moglie Claire…uniti nei loro obiettivi di successo e potere, pronti a distruggere qualsiasi cosa o persona si frappone alla meta. Loro si che sarebbero stati orgogliosi di questo avido nulla.
di Federica Marotti
VOTO:
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