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Il Pinguino al mentolo

L’origine tabagista di Willie, simpatico pinguino-mascotte antagonista di Batman amato da Bob Kane

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Oggigiorno il fumo è un vizio praticato all’incirca da uno statunitense su dieci, ma negli anni Quaranta era tabagista quasi un americano su due. Le sigarette erano economiche, fiche e pubblicizzate liberamente su ogni canale disponibile e nella spregiudicata battaglia per attrarre più consumatori, già dieci anni prima la Brown & Williamson Tobacco Corporation aveva lanciato una nuova linea di sigarette aromatizzate. Per differenziarsi dalle altre marche, al tabacco era unita l’essenza di mentolo per donare un contrappunto di freschezza all’acre sapore della combustione. I pubblicitari della Ted Bates Advertising Agency avevano consigliato di chiamarla Kool, storpiatura dell’inglese cool (fresco), adottando persino come mascotte un simpatico pinguino di nome Willie.

Animale legato al freddo per antonomasia, lo sfeniscide era ritratto in alcuni fumetti promozionali – talvolta raffigurati direttamente sul pacchetto – intento a fumare con altri uccelli o nell’atto di svolgere faccende tipiche degli umani come il bucato. Un antesignano di Pingu, la cui missione era convincere gli americani della possibilità ossimorica di ottenere refrigerio accendendosi una sigaretta. Più che dal mentolo, Bob Kane – uno dei creatori di Batman – fu invece colpito dall’efficacia dell’aspetto di Willie.

Sosterrà di aver mostrato uno dei fumetti pubblicitari del pinguino delle Kool al suo socio Milton “Bill” Finger, il disegnatore vero e proprio delle storie, dando così origine al personaggio di Oswald Chesterfield Cobblepot detto appunto il Pinguino. Nelle interviste Finger ricorderà invece di essersi ispirato direttamente ai pinguini imperatore, ma – data la popolarità del testimonial delle sigarette Kool – è probabile che vi sia stata una commistione fra le due suggestioni.

A ogni modo, il Pinguino fa il suo esordio come nemico di Batman nel numero 58 di “Detective Comics” del dicembre 1941. Basso e dal pronunciato naso aquilino, ricorda più un cattivo lombrosiano del fumetto “Dick Tracy” che l’avversario di un supereroe (e in effetti condivide più di una somiglianza con il malvagio Broadway Bates di quella striscia). Per il resto sembra la caricatura di un ricco capitalista nella propaganda comunista: indossa tuba e monocolo (proprio come il Willie delle Kool), un frac con tanto di papillon, tiene sempre in bocca un lungo bocchino da sigaretta e un ombrello tra i guanti viola. Grasso e collerico, il soprannome Pinguino sembra più un’ingiuria che un nom de guerre, ma è lui stesso a sceglierselo come pseudonimo nella sua terza vignetta in assoluto.

Presentato inizialmente come abile ladro, il Pinguino diventa capo di una banda già alla fine della sua prima storia. L’ombrello si rivela poi la sua arma tipica, al cui interno può nascondere una spada così come un mitragliatore per sorprendere i suoi nemici. Col tempo diviene quindi una sorta di anello evolutivo tra i mafiosi di Gotham City (rappresentati comunque dalle famiglie Falcone, Maroni e Sabatino) e i veri e propri supercriminali come Joker o Poison Ivy. Nato deforme e dalle inclinazioni bizzarre, i maltrattamenti subiti tra le mura domestiche e quelle scolastiche hanno reso il Pinguino uno degli antagonisti più cattivi di Batman.

Un Tersite svantaggiato ma diabolico, ogni anno reso sempre più machiavellico dalla fantasia degli sceneggiatori che si avvicendano nella scrittura dei suoi piani. Peraltro mai tanto cinici quanto coloro che avevano arruolato un innocuo pinguino per indurre al tabagismo milioni di consumatori inconsapevoli. Ma quella, come sempre, è la realtà che supera la fantasia.

di Camillo Bosco

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