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Contro la cancel culture e lo sciocco conformismo

Dopo le mobilitazioni del movimento MeToo per impedire che l’aeroporto di Santiago del Cile venga dedicato Pablo Neruda, stupratore confesso, Isabel Allende ha preso posizione contro la cancel culture: non si possono eliminare le opere di un grande artista per le sue colpe, sennò a furia di decapitare statue «non resterebbe più nessuno».
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Contro la cancel culture e lo sciocco conformismo

Dopo le mobilitazioni del movimento MeToo per impedire che l’aeroporto di Santiago del Cile venga dedicato Pablo Neruda, stupratore confesso, Isabel Allende ha preso posizione contro la cancel culture: non si possono eliminare le opere di un grande artista per le sue colpe, sennò a furia di decapitare statue «non resterebbe più nessuno».
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Contro la cancel culture e lo sciocco conformismo

Dopo le mobilitazioni del movimento MeToo per impedire che l’aeroporto di Santiago del Cile venga dedicato Pablo Neruda, stupratore confesso, Isabel Allende ha preso posizione contro la cancel culture: non si possono eliminare le opere di un grande artista per le sue colpe, sennò a furia di decapitare statue «non resterebbe più nessuno».
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Dopo le mobilitazioni del movimento MeToo per impedire che l’aeroporto di Santiago del Cile venga dedicato Pablo Neruda, stupratore confesso, Isabel Allende ha preso posizione contro la cancel culture: non si possono eliminare le opere di un grande artista per le sue colpe, sennò a furia di decapitare statue «non resterebbe più nessuno».
  Isabel Allende contro la cancel culture. In modo clamoroso, durante la presentazione del suo ultimo libro “Violeta”: storia di una donna che, nata nel 1920 ai tempi della Spagnola, arriva al 2020 del Covid. E pure della cancel culture e del movimento Me Too, che in Cile si saldano nella mobilitazione per impedire che l’aeroporto di Santiago sia dedicato a Pablo Neruda, in quanto stupratore confesso. Isabel Allende ha spiegato che non si possono cancellare le opere di un grande artista per le sue colpe, sennò a furia di decapitare statue «non resterebbe più nessuno». I due costituiscono i vertici della letteratura cilena. Pablo Neruda fu Nobel per la Letteratura nel 1971, preceduto di 26 anni da Gabriela Mistral che però fuori dal Cile è in gran parte dimenticata. Isabel Allende è invece la romanziera più venduta, assieme a Luis Sepúlveda e allo sperimentale Roberto Bolaño. Come Neruda è un Nobel i cui versi sono ancora usati dagli innamorati per farsi dediche, così Allende è una scrittrice popolare che partecipa del boom della grande letteratura latinoamericana. Neruda, senatore comunista, andò nell’esilio narrato dal film con Troisi e fu candidato alle primarie presidenziali in cui però venne scelto lo zio di Isabel, Salvador Allende. Entusiasta stalinista in gioventù, da vecchio cercò di moderare gli estremismi di Unidad Popular. Senza riuscirvi, purtroppo. A sua volta esule da Pinochet, Allende è oggi durissima contro le involuzioni della sinistra autoritaria. Racconta Isabel che fu Pablo a farla diventare scrittrice, il giorno in cui le spiegò come quelle stesse caratteristiche che ne facevano secondo lui una pessima giornalista avrebbero potuto invece costruire una brava romanziera. Il suo primo best seller “La casa degli spiriti” inizia appunto con una poesia di Neruda, che di quel romanzo è un personaggio col nome di Poeta (quelle sul suo funerale sono fra le pagine più intense). Nel finale del libro si scopre che la storia è narrata da una donna stuprata da un uomo la cui nonna era stata stuprata da suo nonno, e che legge in questo destino una maledizione da spezzare con la forza dell’amore. L’anno dopo la sua morte, nel 1974, vennero pubblicate le memorie di Neruda: “Confesso che ho vissuto”. In quelle pagine raccontava di quando mezzo secolo prima, console in Asia, si era portato a letto la bellissima e poverissima donna che veniva a pulirgli il gabinetto. Non proprio a forza, ma comunque sfruttandone l’assoluta passività di fronte al padrone straniero. «Faceva bene a disprezzarmi». Questa storia ha scatenato ire e proteste. Spiega però Isabel Allende: «Neruda confessa di aver violentato una donna e le femministe cilene vogliono eliminare Neruda. Ma una cosa è l’uomo che sbaglia, e tutti sbagliamo, altra cosa è la sua opera». Insomma, «la Storia non si cancella. Si racconta».   di Maurizio Stefanini

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