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Giovani, poco sesso e virtuale

Giovani italiani, poco sesso e virtuale

Secondo una ricerca della Società italiana di Andrologia, un ragazzo su tre ricorre al sesso virtuale. Il 50% dichiara di non essere soddisfatto dei rapporti Da una ricerca della Società italiana di Andrologia (Sia) in collaborazione con l’Università IULM di Milano, condotta su un campione di 500 maschi dai 16 ai 35 anni e sui loro partner (anche omosessuali), emerge una caratteristica della Generazione Z: quella di una sessualità sconnessa dalla componente relazionale e riproduttiva ma soprattutto poco soddisfatta dei rapporti reali (lo dichiara il 50%). Come spiega il presidente Sia Alessandro Palmieri, il fenomeno «alimenta silenziosamente la denatalità nel nostro Paese e comporta una ricaduta sui disturbi della sfera sessuale nella società». Un ragazzo su tre ricorre infatti al sesso virtuale. Tutta colpa dell’isolamento dato dalla pandemia e dell’aumento dell’astinenza anche fra centinaia di migliaia di coppie stabili? Due dati aiutano a riflettere e a osservare il fenomeno da un punto di vista diverso: solo il 63% dei maschi dichiara di parlare liberamente di sesso, contro il 74% dei partner. Sempre il 74% dei giovani (fino ai 35 anni) non ha mai fatto una visita andrologica e l’83,9% dichiara di non effettuare controlli regolari. Peseranno forse le aspettative di mascolinità che la società ha spesso richiesto agli uomini. Una virilità che ha sempre dovuto apparire sicura e forte: quella dell’uomo “che non chiede mai” e nemmeno ha bisogno di parlare di sesso, a quanto pare. L’indagine induce a riflettere su difficoltà crescenti in età che dovrebbero saper vivere la sessualità con gioia e senza paura del rifiuto.

Evidenza, Italia, società


Claudia Burgio

Claudia Burgio

Nata ad Agrigento nel '92, cresco divisa tra il mare della Sicilia e la Pianura Padana in provincia di Brescia. Tra le mie passioni: fotografia, libri, mostre, radio, film. Attualmente vivo a Milano dove lavoro e studio Scienze Sociali per la Globalizzazione.