La Gen Z ignora con gusto il passato. È sempre stato così?
Abbiamo un problema di indifferenza dei nostri figli, delle giovani generazioni per tutto ciò che non è più o meno direttamente attinente alla loro realtà o è sempre stato così?
La Gen Z ignora con gusto il passato. È sempre stato così?
Abbiamo un problema di indifferenza dei nostri figli, delle giovani generazioni per tutto ciò che non è più o meno direttamente attinente alla loro realtà o è sempre stato così?
La Gen Z ignora con gusto il passato. È sempre stato così?
Abbiamo un problema di indifferenza dei nostri figli, delle giovani generazioni per tutto ciò che non è più o meno direttamente attinente alla loro realtà o è sempre stato così?
Premessa d’obbligo: nessuno vuole fare la lezioncina a nessuno. Però, sollevare un problema sì. Due episodi degli ultimi giorni, che mi hanno colpito e spinto a riflettere.
Mi è stato raccontato da un amico e collega che alla presentazione del nuovo Sandokan in onda su Raiuno – riedizione del leggendario sceneggiato degli anni ‘70 con Kabir Bedy e Philippe Leroy – degli aspiranti giornalisti e conduttori intorno ai 25 anni non avessero mai sentito nominare il Pirata della Malesia e tantomeno il suo inventore Emilio Salgari. Per decenni incontrastato sovrano del romanzo d’avventura dei ragazzi.
In un mio recente caso, mi è capitato di confrontarmi con bravissimi e giovani colleghi che non avevano mai sentito nominare Bjorn Borg o Alberto Tomba… a parte un momento di scoramento, tante altre volte mi è capitato questo ‘fenomeno’ e non solo parlando di sport, argomento in cui pesa molto la passione personale nel farsi una “cultura“.
Lo stesso parlando di spettacolo, politica e personaggi che la nostra generazione considera irrinunciabili protagonisti di una sorta di Pantheon comune. Oltre le preferenze, le passioni e le scelte di ciascuno.
Il tema che voglio porre è: abbiamo un problema di indifferenza dei nostri figli, delle giovani generazioni per tutto ciò che non è più o meno direttamente attinente alla loro realtà o è sempre stato così?
Dalla personale esperienza, non è sempre stato così.
Nella misura in cui, per il lavoro che mi sono scelto e le passioni di gioventù, ero istintivamente spinto a studiare almeno l’Abc dei grandi del passato. E le imprese che sono le nostre radici.
Come già sottolineato, la mia chiacchierata a base di eroi del tennis e dello sci che hanno “fatto la storia” si è svolta con persone estremamente valide, quindi escludiamo lo scarso interesse o la superficialità.
Forse è una generazione a cui “va bene“ saper meno, conoscere meno e non ritiene di perdersi qualcosa per questo. Almeno, nulla di rilevante.
Credo invece che glielo si debba dire, che si debba far presente che non funziona così. Che stanno rischiando di perdere dei riferimenti comunque fondamentali e non parliamo certo solo di Sandokan, Tomba, Borg o McEnroe. Ma di un modo di intendere la preparazione, le informazioni, la cultura, la consapevolezza generale di ciò che si è e si vuole diventare.
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