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Meloni&Trump, senza ponte
Trump getta la maschera e pianta in asso gli alleati europei. Il difficile compito di Giorgia Meloni nel ricucire i rapporti con gli Usa
Torna d’attualità “Tutti a casa”, il capolavoro di Luigi Comencini. Il sottotenente Alberto Innocenzi, magistralmente interpretato da Alberto Sordi, non ha ancora saputo dell’armistizio dell’8 settembre. Con sorpresa, vede i tedeschi che ci sparano addosso. Perciò telefona al suo superiore e gli dice: «I tedeschi si sono alleati con gli americani». Non erano i tedeschi ad aver cambiato fronte ma noi, nel disperato tentativo di salvare il salvabile. Anche se nel peggiore dei modi. Adesso a cambiare fronte si direbbe che siano gli americani. O, per meglio dire, Donald Trump in persona. Pianta in asso gli alleati europei. Tratta a pesci in faccia l’Ucraina. E dà l’impressione di essere pappa e ciccia con quell’angioletto di Putin.
Se l’apparenza non inganna, Giorgia Meloni dovrà rivedere la propria strategia. Aveva pensato di costruire un ponte sull’Atlantico da fare invidia al ponte sullo Stretto di Messina caro, dato il suo incarico ministeriale, a Matteo Salvini. Il presidente del Consiglio, contando sulla simpatia di Trump nei suoi confronti, riteneva di rafforzarsi così in Europa. Tanto più che l’asse Parigi-Berlino è ridotto ai minimi termini in quanto Emmanuel Macron appare un re Travicello e il cancelliere tedesco Olaf Scholz è sul punto di togliere il disturbo. Mentre lei sta in sella come meglio non si potrebbe.
E invece guarda un po’ Trump che cosa le combina. Se Meloni si schierasse perinde ac cadaver con Trump, non avrebbe alcun tornaconto. Per un verso apparirebbe un ascaro del presidente degli Stati Uniti e per un altro sarebbe invisa all’intera Europa. E poi, lei che si è battuta fin da subito a favore di Zelensky, lei che ha espresso il convincimento che l’Ucraina si batte contro l’orso russo non solo per difendere l’unità dello Stato ma anche per affermare i valori della civiltà occidentale, a cominciare dalla democrazia, come potrebbe dire di avere scherzato e cambiare d’un tratto da così a così il proprio punto di vista?
Tutti sapevano che Trump è un personaggio sopra le righe. Ma adesso ha gettato la maschera e dimostrato di che pasta è fatto. A meno che non sia più lui. I servizi segreti russi potrebbero aver rapito il presidente degli Stati Uniti per sostituirlo con un sosia comandato a bacchetta dal Cremlino. Dopo tutto, un’ipotesi del genere non è affatto campata in aria. Perché mai e poi mai l’autentico Trump, per quanto ci abbia abituato alle sue bizzarrie, avrebbe definito il presidente dell’Ucraina un dittatore, un guerrafondaio, un buono a nulla. Vedi caso, proprio le accuse rivoltegli da tre anni in qua da Putin e dai suoi accoliti.
Come nella favola di Fedro, il lupo incolpa l’agnello di intorbidargli le acque. Una menzogna bella e buona. Come le balle propinate ai gonzi da Trump e Putin in commoventi unità d’intenti. Così Zelensky sarebbe «un dittatore mai eletto e un comico mediocre», avrebbe un tasso di approvazione pari soltanto al 4% e sarebbe colpevole di aver scatenato la guerra contro i pacifisti di stanza al Cremlino e dintorni. Un Trump, ribatte Zelensky, che vive nella bolla di disinformazione russa. Un Trump che ai suoi tradizionali alleati europei imputa la colpa di aver fallito in Ucraina. Mentre Putin sembrerebbe approvato a pieni voti.
In tale caos, Meloni ritiene opportuno attenersi alla filosofia del wait and see. Starà pure sott’acqua, ma con tanto di periscopio perché prima vuole intuire la piega che prenderanno gli avvenimenti. Tanto più che agli sconcerti internazionali si aggiungono le baruffe chiozzotte nostrane. Salvini e Giuseppe Conte sembrano tornati agli antichi amori. Entrambi non nascondono il loro tifo sfegatato per Trump, ben consapevoli che ormai dietro il presidente degli Stati Uniti si nasconde quel campione di democrazia che è Putin. E così ognuno ha la sua croce. Il leader della Lega è la solita spina nel fianco di Meloni. Ma fino a quando? E il leader pentastellato rompe di continuo le uova nel paniere di Elly Schlein. Come usa dire: mal comune, mezzo gaudio.
Di Paolo Armaroli