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Migranti, Corte UE: i giudici valutino la scelta dei Paesi sicuri. Dura la replica del governo.

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La Corte europea ha stabilito che la designazione di un paese terzo come «paese di origine sicuro» per i migranti deve poter essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo. Per il governo italiano questa decisione dovrebbe “preoccupare tutti”.

Migranti, Corte UE: i giudici valutino la scelta dei Paesi sicuri. Dura la replica del governo.

La Corte europea ha stabilito che la designazione di un paese terzo come «paese di origine sicuro» per i migranti deve poter essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo. Per il governo italiano questa decisione dovrebbe “preoccupare tutti”.

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Migranti, Corte UE: i giudici valutino la scelta dei Paesi sicuri. Dura la replica del governo.

La Corte europea ha stabilito che la designazione di un paese terzo come «paese di origine sicuro» per i migranti deve poter essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo. Per il governo italiano questa decisione dovrebbe “preoccupare tutti”.

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Nuovo scontro tra La Corte di Giustizia UE e il governo italiano in materia di migranti. La Corte europea ha stabilito che la designazione di un paese terzo come «paese di origine sicuro» deve poter essere oggetto di un controllo giurisdizionale effettivo. La decisione della Corte è arrivata in seguito al ricorso contro la procedura di frontiera nei Cpr in Albania, presentato dal Tribunale di Roma che non ha riconosciuto la legittimità dei fermi nei confronti dei migranti soccorsi nel Mediterraneo e trasferiti in queste strutture perché provenienti da Paesi ritenuti sicuri dall’esecutivo italiano.

Elly Schlein: “I centri in Albania calpestano i diritti dei migranti”

Esulta l’opposizione. La segretaria del Partito Democratico Elly Schlein ha dichiarato: “la Corte europea ha dato torto al governo italiano, chissà se anche stavolta diranno che gli abbiamo ispirati noi e che la Corte europea cerca solo di bloccare la riforma della giustizia in Italia. Si prendano la responsabilità di non aver letto le leggi italiane ed europee e di aver fatto una scelta illegale con centri inumani in Albania che calpestano i diritti fondamentali di migranti e richiedenti asilo, per cui hanno sperperato più di 800 milioni degli italiani”.

La reazione di Giorgia Meloni: la decisione “La giurisdizione europea rivendica spazi che non le competono”

Molto dura la replica del governo che, come si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi, afferma: “Sorprende la decisione della Corte di Giustizia UE in merito ai Paesi sicuri di provenienza dei migranti illegali. Ancora una volta la giurisdizione, questa volta europea, rivendica spazi che non le competono, a fronte di responsabilità che sono politiche. La Corte di Giustizia Ue decide di consegnare a un qualsivoglia giudice nazionale la decisione non sui singoli casi, bensì sulla parte della politica migratoria relativa alla disciplina dei rimpatri e delle espulsioni degli irregolari.

Meloni: la decisione “Indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale”

“Per l’individuazione dei cosiddetti Paesi sicuri” continua il comunicato, l’UE “fa prevalere la decisione del giudice nazionale, fondata perfino su fonti private, rispetto agli esiti delle complesse istruttorie condotte dai ministeri interessati e valutate dal Parlamento sovrano”. La presidente del Consiglio Meloni ha aggiunto che questo passaggio “dovrebbe preoccupare tutti” poiché “indebolisce le politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa e di difesa dei confini nazionali”.

Il presidente dell’ANM: “Nessuno remava contro il governo” in materia di migranti

Sulla decisione della Corte europea è intervenuto anche il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Cesare Parodi, per il quale la sentenza dimostra che “nessuno remava contro il governo. Era stata proposta una interpretazione dai giudici italiani che oggi la Corte di giustizia dell’Unione europea dice essere corretta. È giusto saperlo, senza polemiche ma per amore di chiarezza”.

Il tema dei Cpr resta caldo e oggi rappresenta uno dei terreni di scontro più feroci tra maggioranza e magistratura.

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