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L’Italia che corre e fa venire i nervi

Nel secondo trimestre del 2022 l’economia italiana ha fatto meglio praticamente di tutti. Pensare che tutto questo, ora, sia messo a rischio da bassissimi giochi di potere fa genera frustrazione e rabbia.
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L’Italia che corre e fa venire i nervi

Nel secondo trimestre del 2022 l’economia italiana ha fatto meglio praticamente di tutti. Pensare che tutto questo, ora, sia messo a rischio da bassissimi giochi di potere fa genera frustrazione e rabbia.
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L’Italia che corre e fa venire i nervi

Nel secondo trimestre del 2022 l’economia italiana ha fatto meglio praticamente di tutti. Pensare che tutto questo, ora, sia messo a rischio da bassissimi giochi di potere fa genera frustrazione e rabbia.
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Nel secondo trimestre del 2022 l’economia italiana ha fatto meglio praticamente di tutti. Pensare che tutto questo, ora, sia messo a rischio da bassissimi giochi di potere fa genera frustrazione e rabbia.
Nel secondo trimestre del 2022 l’economia italiana ha fatto meglio praticamente di tutti. Crescita dell’1% su base trimestrale, +4,6% rispetto al 2021, crescita acquisita per il 2022 ad oggi del 3,4%, livello che in altri anni ci avrebbe fatto esporre di corsa i bandieroni alle finestre. Negli stessi mesi in cui gli Stati Uniti sono andati a -0,9 – passando in recessione tecnica – la Germania stagna facendo segnare zero, Francia e Spagna vanno bene, ma non come noi, l’Italia si è messa a correre, sorprendendo ancora una volta se stessa e molto probabilmente gran parte degli analisti. Ricordiamo anche che siamo l’unica grande economia ad aver costretto il Fondo Monetario Internazionale a rivedere al rialzo le previsioni di crescita. Tutto questo con una guerra, l’inflazione che esplode, mille scenari difficili da interpretare. Mettiamoci anche la particolare congiuntura del secondo trimestre di paragone nel 2021 – ancora alle prese con le pesanti ripercussioni della pandemia – comunque l’economia italiana ha dato segnali di ripresa e soprattutto di accelerazione straordinari, se rapportati a un contesto di particolare sfavore e incertezza. Tanto è vero che il ministro Franco ha potuto dichiarare completato (finalmente!) il recupero sui livelli pre-pandemia. A giugno, il Pil ha superato quello di fine 2019. Pensare, ora, che tutto questo sia stato messo a rischio per puri capricci di potere e bassissimi giochi di potere interni a singole forze politiche irresponsabili e avventuriere fa venir voglia di sbattere la testa al muro. Ci siamo imbarcati nel momento migliore e cioè peggiore in una campagna elettorale d’agosto fatalmente priva di contenuti e strategie, se non i soliti e vuoti attacchi reciproci fra avversari e non di rado anche alleati. Marciamo verso un autunno complicato con le armi spuntate e il gigantesco punto interrogativo di una soluzione per il governo che debba passare dalla sciagurata legge elettorale assurdamente lasciata al suo posto (ma non a caso…) dai partiti. Non sono ipotesi, già oggi la crescita italiana del 2023 è stimata allo 0,7%, passando dalle più brillanti d’Occidente a una delle più asfittiche. Chissà come mai… Di Fulvio Giuliani

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