Prime crepe nell’élite putiniana
La navigazione della Russia putiniana verso un’autarchia fatta di riscossioni in rubli e di sanzioni economiche subite comincia a creare dissensi nella classe dirigente. L’élite putiniana perde pezzi.
Prime crepe nell’élite putiniana
La navigazione della Russia putiniana verso un’autarchia fatta di riscossioni in rubli e di sanzioni economiche subite comincia a creare dissensi nella classe dirigente. L’élite putiniana perde pezzi.
Prime crepe nell’élite putiniana
La navigazione della Russia putiniana verso un’autarchia fatta di riscossioni in rubli e di sanzioni economiche subite comincia a creare dissensi nella classe dirigente. L’élite putiniana perde pezzi.
La navigazione della Russia putiniana verso un’autarchia fatta di riscossioni in rubli e di sanzioni economiche subite comincia a creare dissensi nella classe dirigente. L’élite putiniana perde pezzi.
Settimo, non ‘rublare’. In Russia gli effetti economici della guerra all’Ucraina cominciano a far male e l’élite putiniana perde pezzi. Anatolij Chubais, allievo dell’ex presidente Boris Eltsin, fautore delle grandi privatizzazioni degli anni Novanta, avrebbe deciso d’abbandonare il suo posto come rappresentante speciale del presidente Putin presso gli organismi internazionali, almeno secondo quel che è emerso da una fonte a lui vicina. In tempi di guerra certe notizie van pesate con attenzione, perché la battaglia della propaganda è sempre in agguato. Di certo però la navigazione della Russia putiniana verso un’autarchia fatta di riscossioni in rubli e di sanzioni economiche subite comincia a creare dissensi nella classe dirigente. Oltre a Chubais, pure Elvira Nabiullina, capo della banca centrale russa, avrebbe annunciato le proprie dimissioni (pare rifiutate) al Cremlino, usando parole assai critiche sulle sorti cui sarebbe destinata l’economia del Paese per le scelte di Putin. Sembra che già nei giorni precedenti all’invasione militare la Nabiullina avesse manifestato la sua contrarietà, spiegando le pericolose conseguenze economiche e finanziarie che l’aggressione avrebbe comportato per la Russia. Per un paradosso del destino, tra l’altro, la Nabiullina è la prima donna presidente di una banca centrale di rilievo, nominata nel 2013 (un anno prima della Yellen alla Fed, in Usa). Dettagli, in tempi di guerra dove più che a rubli l’élite di Putin – come tutta l’economia russa – sembra andare a rotoli.
di Max Dal Ponte
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