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Scienza e coscienza

Israele, sul Covid, fa da guida a livello mondiale. Il Paese ha attestato che l’effetto del vaccino si riduce progressivamente, per questo ha proceduto alla somministrazione di massa della terza dose. C’è chi in Italia -e non solo- ha visto tutto questo come la prova del fallimento della campagna vaccinale, una bestialità all’evidenza. 

È interessante analizzare ciò che è accaduto nelle ultime 36 ore sul doppio binario degli studi sull’efficacia e sulla durata della copertura vaccinale e dell’esperienza di Israele, vero tester di livello mondiale sulla campagna di massa. Sulla scorta di studi scientifici degni della massima fiducia, non è mai stato in discussione il progressivo decadimento della protezione assicurata dai vaccini attualmente somministrati. Come intuibile, c’era bisogno di dati ‘sul campo’ per poter quantificare – si chiama metodo scientifico e si studia alle elementari – questo aspetto fondamentale.

Ora è stato accertato: la copertura decade progressivamente, con un picco in tal senso oltre i 180 giorni. Esattamente i cinque mesi da poco indicati come finestra fra seconda e terza dose. Due giorni fa, appunto, è stato pubblicato da ricercatori israeliani uno studio relativo al vaccino Pfizer Biontech. Anche se il campione presenta delle criticità statistiche ammesse dagli stessi curatori, il risultato appare indiscutibile nei grandi numeri: l’effetto si riduce progressivamente, con un’accelerazione dopo i 180 giorni. Del resto, Israele ha proceduto alla somministrazione di massa della terza dose prima di ogni altro Paese, ottenendo eccellenti risultati, proprio per contenere la cosiddetta quarta ondata. In base a questa esperienza, non è esclusa la necessità di procedere in futuro a una quarta dose, per contenere altre andate. Pura logica, sostenuta dagli studi e dai numeri.

In Italia, ma non solo, tutto ciò è stato letto come la ‘prova’ del fallimento della campagna vaccinale. Una bestialità all’evidenza, che però ripetuta ossessivamente via social ha il suo perverso fascino su chi non vede l’ora di trovare presunte conferme delle teorie antisistema. “Israele” è così diventato trend topic in Twitter, sull’onda di insulti e accuse che non esitiamo a definire ributtanti. È stato bollato come Paese dittatoriale, schiavista e – ciliegina – nazista. Soffermiamoci sull’idea del dare del ‘nazista’ allo Stato di Israele. Quale abisso di ignoranza, misto a superficialità e cattiveria gratuite, può portare a scrivere una cosa del genere? Dobbiamo chiedercelo, ricordando che parliamo di una risicata minoranza in numeri assoluti, ma senza sottovalutare. Perché questo è l’humus culturale – per così dire – che alimenta coloro che torneranno a sfilare oggi nelle città italiane contro i vaccini. Come sottolineano prefetti e l’intelligence, in quei cortei c’è chi i vaccini non sa cosa siano e vuole solo il caos.

La stragrande maggioranza continuerà ad affidarsi alla scienza, senza pretese di infallibilità e soluzioni miracolistiche. Queste le lasciamo ai santoni che abbondano nelle chat ribelliste e lungo i cortei no-vax che misteriosamente Stati dittatoriali come l’Italia non si sognano di proibire.

 

di Fulvio Giuliani

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