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Saluto al cane che saluta il duce

Il tema del fascismo è un’ossessione degli italiani? Non esattamente. Da un bel po’ di anni sul web girano innumerevoli video di cani che, all’ordine «Saluta il Duce!», fanno il saluto romano con la loro zampa destra
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Saluto al cane che saluta il duce

Il tema del fascismo è un’ossessione degli italiani? Non esattamente. Da un bel po’ di anni sul web girano innumerevoli video di cani che, all’ordine «Saluta il Duce!», fanno il saluto romano con la loro zampa destra
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Saluto al cane che saluta il duce

Il tema del fascismo è un’ossessione degli italiani? Non esattamente. Da un bel po’ di anni sul web girano innumerevoli video di cani che, all’ordine «Saluta il Duce!», fanno il saluto romano con la loro zampa destra
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Il tema del fascismo è un’ossessione degli italiani? Non esattamente. Da un bel po’ di anni sul web girano innumerevoli video di cani che, all’ordine «Saluta il Duce!», fanno il saluto romano con la loro zampa destra
Non so se avesse ragione Umberto Eco a parlare di Ur-Fascismo o Fascismo eterno. Probabilmente gli era un po’ scappata la mano: dei 14 tratti del fascismo da lui individuati, 10 non sono più rintracciabili in Italia e 4 non sono specifici del fascismo. Però sul fatto che il tema del fascismo sia sempreverde – in libreria come sui quotidiani come su Internet – non ci sono dubbi. Se non vi fosse questo permanente interesse-curiosità-ossessione degli italiani, non uscirebbero a getto continuo libri su Mussolini e sul Ventennio. Ossessione degli italiani? Non esattamente. Ho scoperto di recente, girando sul web, che nel dibattito sono coinvolti anche i cani. E da un bel po’ di anni. Ci sono innumerevoli video di cani che, all’ordine «Saluta il Duce!», fanno il saluto romano con la loro zampa destra. Ogni video ha decine di migliaia di visualizzazioni (mai come i cani nazisti, che nel Regno Unito e in Germania pare arrivino anche a 2-3 milioni di visualizzazioni). Ma non basta. Il cane fascista, da anni, turba i pensieri della sinistra, dei sinceri democratici, dei partigiani, dell’antifascismo tutto. Già nel 2016, ad Albenga, un pastore tedesco antidroga, che doveva essere acquistato dalla polizia locale, ha incontrato la fiera opposizione del sindaco Pd della città, della Cgil e persino delle associazioni dei partigiani. Il motivo: il cane, anzi la cagna, pastore tedesco di 9 mesi, ha la ventura di chiamarsi Olimpia Decima Mas. Due anni dopo, nel 2018, la medesima fiera opposizione – con tanto di interrogazioni in Consiglio comunale – ha incontrato a Monza un altro cane, il cui nome era Narco della Decima Mas. La parola Decima Mas è stata sufficiente a far scattare il riflesso pavloviano antifascista. Se un cane si chiama così non può che essere stato allevato nella venerazione della Decima Flottiglia Mas (l’unità della Marina Italiana che, dopo l’Armistizio dell’8 settembre 1943, fece parte del corpo militare della Repubblica di Salò e collaborò attivamente con le forze armate tedesche in Italia settentrionale). Si scoprirà poi che molti cani poliziotto in dotazione a vigili e forze dell’ordine hanno quel cognome semplicemente perché Decima Mas è il nome di uno dei migliori allevamenti per l’addestramento dei cani e il nome dell’allevamento viene automaticamente incluso – come una sorta di cognome – nel pedigree di ogni cane poliziotto. Ma qual è l’origine del nome dell’allevamento? Lo spiega il titolare dell’allevamento stesso, situato ad Agugliano, in provincia di Ancona: «Tanti anni fa, quando ha preso vita questa struttura, inviai all’Enci (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) tre possibili nomi: di Vallechiara, di Chiaravalle e Decima Mas. I primi due vennero esclusi perché simili ad altri e mi diedero l’ok sull’ultimo. Tutto qui». E mestamente aggiunge: «Non capisco come si possa far polemica su degli animali che sono addestrati anche per salvare vite, per scavare tra le macerie causate da terremoti e calamità naturali e che sono spesso utilizzati per combattere lo spaccio di stupefacenti». Non sappiamo con sicurezza perché, fra i tre nomi, vi fosse anche Decima Mas. Pare perché un lontano parente ne aveva fatto parte. Ma è rilevante? Se anche il titolare, che si dichiara apolitico, fosse nostalgico della Repubblica di Salò questo renderebbe fascisti i suoi cani? Dunque anche i cani, in questo strano Paese, si dividono in fascisti e antifascisti? Pare di sì, se basta un nome – anzi un cognome – a mobilitare il Pd, la Cgil, i partigiani. Lo sanno bene i videomaker che mettono su Youtube i loro video beffardi, con cagnolini addestrati ad alzare la zampa destra al comando «Saluta il Duce!». Come Andrea V., più di 12mila visualizzazioni, che spera di evitare guai specificando: «Il video è solo a scopo ludico e non ha finalità politiche». Salvo aggiungere, quasi a rassicurare sé stesso: «Credo che il cane non sia veramente fascista».   Di Luca Ricolfi

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