Le gioie del congedo di maternità
Quando il congedo di maternità diventa una “prigione”. A quanti di voi è capitata una storia simile a quella di Serena?
| Società
Le gioie del congedo di maternità
Quando il congedo di maternità diventa una “prigione”. A quanti di voi è capitata una storia simile a quella di Serena?
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Le gioie del congedo di maternità
Quando il congedo di maternità diventa una “prigione”. A quanti di voi è capitata una storia simile a quella di Serena?
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Quando il congedo di maternità diventa una “prigione”. A quanti di voi è capitata una storia simile a quella di Serena?
Serena ha partecipato alla selezione della sua sostituta per il periodo di maternità. Alla fine è stata scelta Valeria. Serena non era molto convinta, ‘a pelle’ ha notato una certa aggressività, ma il suo responsabile l’ha convinta che fosse la scelta migliore. Del resto Serena ora vuole concentrarsi per qualche mese solo sugli ultimi giorni di attesa e poi sui primi mesi di vita della sua bimba.
Purtroppo questo proposito viene ben presto accantonato. In mezzo a cambi di pannolini e poppate Serena viene tempestata di chiamate da colleghi e dai membri del suo team che le raccontano che Valeria, anziché ricoprire il ruolo di sostituta portando avanti il lavoro di Serena, sta cambiando tutto in modo deliberato e senza una logica particolare. Il suo operato si rivela non solo aggressivo ma anche autoritario e impositivo e ben presto si ritrova un team scontento e in difficoltà.
Il lavoro di Serena viene stravolto, tutte le procedure cambiate, i ruoli nel team completamente rivoluzionati. I risultati di questo lavoro sono tutt’altro che lusinghieri, ma Serena quando ne parla con il suo responsabile chiedendo chiarimenti e spiegazioni si sente rispondere un freddo: «Pensa alla tua maternità, ora non sei in ufficio, per legge non puoi intervenire nelle cose. Ne riparliamo quando rientrerai». E così Serena affronta i cinque mesi di maternità obbligatoria con un opprimente senso di impotenza. La maternità diventa una prigione.
Vede da lontano, senza poter intervenire, il suo lavoro buttato all’aria, distrutto, modificato senza un vero perché. O meglio capisce fin troppo bene cosa stia succedendo.
Per ragioni a lei non troppo chiare, forse un’antica antipatia personale, il suo responsabile ha deciso di ridimensionare il suo ruolo e siccome non è riuscito a farlo con lei in attività ha colto il primo momento disponibile per farlo alle sue spalle, quando lei non aveva possibilità di intervenire.
Ovviamente, il finale è scontato. Al rientro Serena viene riconvertita a un’altra mansione, meno interessante e da lei non voluta. La sua ex sostituta, ora al suo posto in pianta stabile, ha trasformato il suo team in esecutori tristi e demotivati, ma il suo responsabile ha ottenuto esattamente ciò che voleva. Lui ha ottenuto una promozione. Valeria è diventata il suo braccio destro e passa il tempo a tessere le sue lodi, all’interno e all’esterno. Serena, che poteva con le sue capacità oscurarlo, è stata messa da parte. Nell’indifferenza complice dell’azienda che tutela la maternità solo a parole.
Di Lady Jane
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