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Il crepuscolo dei tiranni

Ucraina: i tentativi di conquistare Bakhmut si stanno tramutando nel più grande lago di sangue russo dall’inizio del conflitto
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Ucraina: i tentativi di conquistare Bakhmut si stanno tramutando nel più grande lago di sangue russo dall’inizio del conflitto
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Ucraina: i tentativi di conquistare Bakhmut si stanno tramutando nel più grande lago di sangue russo dall’inizio del conflitto
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Ucraina: i tentativi di conquistare Bakhmut si stanno tramutando nel più grande lago di sangue russo dall’inizio del conflitto
Kyiv I tentativi di conquistare Bakhmut, puntualmente respinti dalle forze armate ucraine, si stanno tramutando nel più grande lago di sangue russo dall’inizio del conflitto. Sulla presa della città, ridotta in polvere, si gioca il destino della Wagner Pmc. Yevgeny Prigozhin, signore della compagnia militare privata, ne ha fatto una questione di prestigio personale al punto da esser disposto a gettare nel tritacarne ucraino tra 150 e 500 uomini al giorno. Per affermare la propria leadership, il criminale russo punta a portare a Mosca l’unico progresso dopo mesi di umilianti insuccessi. Più che “il cuoco di Putin”, com’è stato soprannominato, Prigozhin si pone semmai in competizione diretta con l’autocrate seduto al Cremlino. È chiaramente una questione personale. Le sue milizie ormai agiscono disgiuntamente dall’esercito regolare. La Wagner non è più lo strumento di morte assoldato dall’Orso Vladimiro, ma il mezzo con cui Prigozhin tenta di ritagliarsi un posto nella scalata verticale al potere. La compagine russa viene descritta dai militari ucraini come molto eterogenea, al punto che le realtà di cui è composta sono perfino in competizione tra loro. I ceceni “kadyroviti” rispondono a Ramzan Kadyrov, i delinquenti neonazisti della Wagner a Prigozhin. Ormai nessuna iniziativa russa può prescindere dalla commistione di elementi tanto diversi quanto fuori dal controllo diretto di Mosca. Indiscrezioni giunte nelle scorse ore riguardo la minaccia bielorussa anticipano addirittura lo scenario di un attacco sotto false flag da parte delle milizie della Wagner contro il Paese guidato da Lukashenko. Vasyl e Yuriy, veterani ucraini impegnati da anni nel Donbas, riferiscono a “La Ragione” che l’offensiva russa sui fronti di Bakhmut e Avdeevka è circoscritta a sortite regolarmente neutralizzate dalla compagine ucraina, mentre quella difensiva su Svatove starebbe vacillando al punto che le autorità russe ieri hanno già evacuato la città di Kreminna, aprendo così la strada agli ucraini verso la vicina Rubizhne. «I russi stanno vivendo una situazione interna molto conflittuale, tanto che persino i leader separatisti che per anni abbiamo combattuto nel Donbas ora si schierano apertamente contro Putin, criticandone l’inattitudine politica e militare» aggiungono i due fratelli, che portano a esempio Igor Girkin “Strelkov” (su cui pende una condanna all’ergastolo emessa dal Tribunale dell’Aia per le responsabilità nell’abbattimento del volo MH17). «I residenti di Bakhmut sono le persone più coraggiose che abbiamo mai incontrato» concludono i due militari, raccontando come un numero impressionante di civili si sia opposto all’evacuazione assistita dalla Zsu e abbia addirittura chiesto di unirsi all’esercito in difesa del Paese. «Hanno fortificato ogni edificio rimasto in piedi, mettendo i sacchi di sabbia alle finestre, partecipando ai turni di guardia insieme ai militari. Medici e infermieri civili hanno allestito ospedali da campo e operano in condizioni davvero molto difficili. Chi non ha altre abilità cucina per i soldati e lava le nostre uniformi. Stiamo combattendo come se fossimo una cosa sola ed è così che vinceremo». Di Giorgio Provinciali

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