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Confusione alla pompa

L’aumento del costo della benzina e la rinuncia allo sconto varato dal governo Draghi: un’inutile confusione che costa imbarazzo politico
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Confusione alla pompa

L’aumento del costo della benzina e la rinuncia allo sconto varato dal governo Draghi: un’inutile confusione che costa imbarazzo politico
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Confusione alla pompa

L’aumento del costo della benzina e la rinuncia allo sconto varato dal governo Draghi: un’inutile confusione che costa imbarazzo politico
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L’aumento del costo della benzina e la rinuncia allo sconto varato dal governo Draghi: un’inutile confusione che costa imbarazzo politico
Non si riesce proprio a capire perché il governo si sia voluto andare a ficcare in un vicolo cieco, affrontando in questo modo disordinato e caciarone la questione dei rincari della benzina. Dopo giorni di invettive e ammonimenti, all’atto pratico il prezzo medio della verde è salito meno dei 0,18 € al litro determinati dal ritorno delle accise.
 
L’attuale aumento al self, dunque, è totalmente legato alla decisione presa in manovra economica di rinunciare allo sconto varato dal governo Draghi, per convogliare le risorse in altre misure a cominciare dagli aiuti sulle bollette. Scelta tutta politica e anche abbastanza facile da sostenere, se non si fosse urlato in modo sconsiderato alla “speculazione” dei prezzi nella maggioranza e nello stesso governo, esponendosi alle critiche di tutti.
 
Da quelle più facili e ovvie delle opposizioni, che oggi hanno gioco facile nel ricordare le promesse dei tempi della campagna elettorale e che hanno costretto ieri Giorgia Meloni a un’affannosa autodifesa e di quelle che fanno più male: le accuse dei cittadini delusi, confusi e storditi da un balletto di cifre e paroloni (come più volte abbiamo qui scritto, le parole d’ordine sono dal primo giorno di questo governo uno dei problemi oggettivi, una trappola da evitare in cui la maggioranza continua a cascare) a cui è seguito il topolino di misure francamente blande.
 
Perché poco c’era e c’è da fare, oltre la sacrosanta sorveglianza sui prezzi e i casi – comunque isolati – di chi se ne approfitta o gli arcinoti picchi del “servito“ in autostrada. Questa inutile confusione costa un imbarazzo politico di cui il governo avrebbe fatto volentieri a meno, mentre c’è da affrontare il problema complessivo dell’inflazione e dei rincari.
 
Il caso della benzina lascia tutti scontenti e la sgradevole sensazione che, a dispetto delle grandi sfide che ci aspettano nei prossimi sei mesi, consistenti aree della maggioranza restino ostinatamente attaccate all’idea della propaganda e dei proclami, pericolosissimi quando si tratta di maneggiare la realtà.
 
Di Fulvio Giuliani

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