Come un fratello con Jovanotti
Saturnino Celani (bassista che da sempre accompagna Lorenzo Cherubini) è il samurai del firmamento musicale italiano
Come un fratello con Jovanotti
Saturnino Celani (bassista che da sempre accompagna Lorenzo Cherubini) è il samurai del firmamento musicale italiano
Come un fratello con Jovanotti
Saturnino Celani (bassista che da sempre accompagna Lorenzo Cherubini) è il samurai del firmamento musicale italiano
Saturnino Celani (bassista che da sempre accompagna Lorenzo Cherubini) è il samurai del firmamento musicale italiano
Se Jovanotti è il guru della musica pop, Saturnino è il samurai del firmamento musicale italiano. Artista eclettico e dal carattere complesso, Saturnino Celani (il bassista che da sempre accompagna Lorenzo Cherubini) ammette di essere stato influenzato dall’etica dei nobili guerrieri giapponesi. «Ho sviluppato – ci confida – un sistema di autocorrezione, che mi permette la sopravvivenza. Non mi sono mai interessato alla droga, non ho mai perso il controllo. Per fare un esempio, a 17 anni sono andato in coma etilico e poi non ho più bevuto. Mi resetto in continuazione, mi evolvo. Magari sbaglio, ma aggiusto il tiro».
Quando gli chiediamo se grazie a questa tecnica abbia avuto momenti difficili, ci risponde candidamente: «Difficili no, complessi sì. Quando avevo 14 anni sono stato vittima di un incidente abbastanza grave, rimasi otto mesi su una sedia a rotelle. Con il rimborso assicurativo decisi di investire tutto nell’acquisto di strumenti musicali». Quell’anno per amore della musica lasciò tutto, scuola compresa. «Ho però sempre frequentato gente più grande di me, di una certa caratura, che mi ha stimolato e inevitabilmente arricchito» tiene a sottolineare subito dopo. Nel ventaglio di queste frequentazioni può vantare Franco Battiato, che nel 1996 lo volle per registrare il basso dell’intero album “L’imboscata”, con i testi del filosofo Manlio Sgalambro. Il cantante e compositore lo accolse con queste parole, per lui indelebili: «Saturnino, sei attore in questo teatro. Mi raccomando, recita bene». Ancora adesso ricorda: «Eravamo a Parigi e tutte le sere andavamo a mangiare a cena prestissimo perché Battiato mi convocava alle 8 per suonare. Considero quei 15 giorni trascorsi con lui e Sgalambro l’equivalente del migliore master della migliore università del mondo».
Parlando invece di mediocrità, tocchiamo il tasto dei reality show: «Nel 2014 ho fatto un provino per “X Factor”. All’ultimo minuto hanno preferito un altro artista perché era appoggiato da un manager con un forte potere politico». Parliamo dell’edizione con Victoria Cabello e Morgan e l’identikit dell’artista sembra essere quello di Fedez… «Se fai “X Factor” la star è il programma» osserva. «A te regalano una popolarità effimera, servi solo per far funzionare il programma. Stop».
Saturnino inizia quindi a parlare con disinvoltura del regista e drammaturgo Alejandro Jodorowsky, per poi passare da George Harrison a Paolo Sorrentino e a Gino Paoli. Cerchiamo di arginarlo interrogandolo sul futuro. «Vent’anni fa Lorenzo e io ci siamo chiesti come ci immaginavamo a cinquant’anni. La verità è che non ha senso farsi delle domande. Uno vuole continuare a fare quello che fa, e infatti siamo ancora qui». Nessuna gelosia per il ruolo di Jovanotti: «Conosco Lorenzo da 33 anni. Ho portato con lui la bara di suo fratello Umberto, morto in un incidente aereo. Ero con lui quando è andato a fare il riconoscimento del corpo carbonizzato. C’ero quando è nata sua figlia Teresa. Il nostro è un rapporto di profonda intimità. Puoi avere degli alti e bassi, ma poi uno dei due deve tenere. Io ho contribuito a tenere, perché mantengo ciò che costruisco. Perché se fai parte di una band(a) musicale lo spirito dev’essere quello del gruppo, non certo quello di una monarchia».
Si considera un samurai fortunato: «Ho ancora i genitori (mio papà ha quasi novant’anni, mamma ne ha 80), c’è ancora chi si preoccupa per me. Ho trovato la persona giusta (la produttrice Rai Alberta Bargilli, ndr.). Posso ritenermi soddisfatto, vado avanti giorno dopo giorno. Il Covid è stato rivelatore perché in quel periodo – esclusi gli affetti – l’unico che mi abbia chiesto realmente se avessi bisogno di qualcosa è stato Claudio Cecchetto. Posso dirvi però che la cosa di cui sono certo è che la definizione che maggiormente mi corrisponde è quella di “testimone di nozze richiestissimo”».
Di Renata Sortino
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