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Il lavoro inconsapevole e l’arrancare del diritto

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Il digitale che cambia il mercato e la vita. Non si comprende ancora lo scenario innescato dall’intelligenza artificiale, del salto tecnologico digitale sulle società umane.

Il lavoro inconsapevole e l’arrancare del diritto

Il digitale che cambia il mercato e la vita. Non si comprende ancora lo scenario innescato dall’intelligenza artificiale, del salto tecnologico digitale sulle società umane.
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Il lavoro inconsapevole e l’arrancare del diritto

Il digitale che cambia il mercato e la vita. Non si comprende ancora lo scenario innescato dall’intelligenza artificiale, del salto tecnologico digitale sulle società umane.
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Non si comprende ancora lo scenario innescato dall’intelligenza artificiale, del salto tecnologico digitale sulle società umane. Non si sviluppano analisi capaci di prevedere le reali conseguenze nelle riconfigurazioni economiche, produttive e sociali che derivano dalle trasformazioni del lavoro umano sotto la pressione delle tecniche digitali. Non stanno cambiando solo le forme delle singole professioni, la loro obsolescenza e il livello di inerzia soggettiva al cambiamento socio-cognitivo verso le nuove professioni emergenti; cambia lo stesso valore del processo produttivo con l’emergere dei nuovi fattori legati all’economia immateriale, con la sostenibilità e le forme dei modelli sociali e di welfare che erano stati costruiti intorno alle società industriali del Novecento, protesi alla piena occupazione per il sostegno del lavoro dipendente. Le analisi e le risposte necessarie, sul piano politico-sociale, non possono concentrarsi su uno solo dei punti di rottura. Pochi autori (al riguardo interessanti appaiono i saggi contenuti nel collettaneo curato da Sergio Bellucci “AI-Work. La digitalizzazione del lavoro”, Jaca Book 2021) si soffermano sulla fragilità intrinseca di una società che, inglobando progressivamente il saper fare all’interno delle macchine, cancella il know how dei lavoratori, impedendo sempre più la sostituzione di una macchina con un lavoro vivo. La qualità di tali processi ci consente di parlare dell’inizio di una fase di transizione da una formazione economico-sociale (quella della produzione industriale pre digitale) a una formazione economico-sociale nuova, ancora in divenire ma già in campo. Per restare al solo tema della trasformazione del lavoro, però, la novità più rilevante è quella dell’emersione della forma del lavoro implicito. Spesso, la totale sovrapposizione degli atti e dei gesti che si compiono per il lavoro e di quelli che si utilizzano per il tempo di vita, rende difficile la messa a fuoco delle novità, delle nuove forme di lavoro e di sfruttamento. L’azienda che ti fa lavorare per lei, gratis, viene percepita come un elemento di valorizzazione della propria persona. Usare un marchio ed esporlo socialmente, ci fa sentire di una certa qualità che vorremmo trasmettere all’ambiente sociale che attraversiamo, mentre rappresenta un ‘lavoro inconsapevole’ e quindi non retribuito. I processi di innovazione, in particolare per quelli digitali, hanno una velocità che impedisce al legislatore sia di anticiparli con disposizioni ad hoc, sia di legiferare in maniera organica ex post in tempi ‘ragionevoli’. C’è da aspettarsi a breve una lex digitalis come fino all’Ottocento c’era la lex mercatoria a sostegno dello sviluppo economico.   di Agostino Curcio

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