Docente falsificatore della storia
Ha interrotto una commemorazione all’Olocausto lamentando numeri gonfiati ai fini ideologici: pochi giorni fa l’ennesimo caso di prof. negazionista della storia
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Docente falsificatore della storia
Ha interrotto una commemorazione all’Olocausto lamentando numeri gonfiati ai fini ideologici: pochi giorni fa l’ennesimo caso di prof. negazionista della storia
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Docente falsificatore della storia
Ha interrotto una commemorazione all’Olocausto lamentando numeri gonfiati ai fini ideologici: pochi giorni fa l’ennesimo caso di prof. negazionista della storia
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Ha interrotto una commemorazione all’Olocausto lamentando numeri gonfiati ai fini ideologici: pochi giorni fa l’ennesimo caso di prof. negazionista della storia
Il docente, di una scuola pubblica, che ha interrotto una rappresentazione relativa all’Olocausto lamentando che i numeri erano gonfiati per fini ideologici e, quindi, negando la verità storica, non è nuovo a questo genere di esibizioni. Dopo la (pessima) fama che si è conquistato è bastato spulciare fra le cose che si vanta di scrivere per trovare altre nefandezze. Il punto che ci interessa è un altro, dato per assodato che uno così non può insegnare neanche ginnastica, visto che un buon docente è prima di tutto un buon educatore.
Ci interessa che la dirigente scolastica, la preside di quell’istituto s’è nettamente dissociata e ha chiesto scusa per quanto è incresciosamente successo. Ma a che titolo si è scusata? Certo, perché dirige quella scuola. Giusto. Ma non è lei a scegliere i docenti. Si parla tanto di autonomia scolastica ma i primi a non averne sono quelli che le scuole le dirigono, cui è possibile scegliere sì e no qualche supplente. Invece di qualcuno deve essere la responsabilità di chi si trova in cattedra e non può sempre farsi riferimento al concorso o al Ministero.
Vogliamo sperare che il docente in questione subisca un procedimento disciplinare, con l’occasione portando il resto delle cose di cui s’è reso protagonista. Ma anche qui è meglio mettere le mani avanti: non si tratta di censura nei confronti di un’opinione, bensì del non consentire che un ottuso pregiudizio ideologico (nel migliore dei casi) possa tradursi nell’insegnare falsità.
di Sofia Cifarelli
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