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Pesce d'aprile e fake news

Non è un Pesce d’aprile: attenti alle fake news

Federprivacy lancia un appello: attenti ad alimentare il business delle fake news, soprattutto nella giornata del Pesce d’Aprile

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Non è un Pesce d’aprile: attenti alle fake news

Federprivacy lancia un appello: attenti ad alimentare il business delle fake news, soprattutto nella giornata del Pesce d’Aprile

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Non è un Pesce d’aprile: attenti alle fake news

Federprivacy lancia un appello: attenti ad alimentare il business delle fake news, soprattutto nella giornata del Pesce d’Aprile

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Federprivacy lancia un appello: attenti ad alimentare il business delle fake news, soprattutto nella giornata del Pesce d’Aprile

Nella tradizionale giornata dedicata agli scherzi improbabili arriva un appello della Federprivacy che chiede cautela nella condivisione online di notizie non attendibili: “Soggetti senza scrupoli approfittano della buona fede degli utenti per arricchirsi alle loro spalle”.

Federprivacy avrebbe individuato circa 519 siti web, nati soprattutto durante la pandemia, che diffondono regolarmente fake news con una stima di 2,6 miliardi di dollari di ricavi annui. Un business della disinformazione, appunto. Anche se nei mesi scorsi Google aveva dichiarato guerra alle fake con un algoritmo che avrebbe dovuto penalizzare nei risultati del motore di ricerca i contenuti che diffondono notizie distorte o fuorvianti, purtroppo bufale di ogni tipo continuano a dilagare su Internet, e questo preoccupante fenomeno è tutt’altro che arginato.

“Social e app raccolgono moltissime informazioni per sapere chi siamo e cosa ci piace, e attraverso la profilazione riescono a conoscere bene i nostri gusti e le nostre preferenze. Questa tecnica innesca però il meccanismo del ‘filter bubble’, che ci fa trovare in una sorta di bolla creata dagli algoritmi che ci fanno visualizzare sempre contenuti basati sulle nostre preferenze e quando dopo aver cliccato ci accorgiamo che si trattava di una bufala può essere frustrante accorgersi di aver contribuito involontariamente alla diffusione su larga scala di fake news”, spiega Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy.

Scherzare si, quindi, ma non troppo.

di Raffaela Mercurio

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