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370 grammi di meravigliosa voglia di vivere

Verrebbe voglia di gridare al miracolo, commentando la storia del piccolo prematuro (370 g appena) salvato dai medici del Policlinico di Milano, ma questa è soprattutto una storia di ordinaria professionalità. Una categoria che vive momenti complicati e andrebbe sostenuta, non combattuta.
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370 grammi di meravigliosa voglia di vivere

Verrebbe voglia di gridare al miracolo, commentando la storia del piccolo prematuro (370 g appena) salvato dai medici del Policlinico di Milano, ma questa è soprattutto una storia di ordinaria professionalità. Una categoria che vive momenti complicati e andrebbe sostenuta, non combattuta.
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370 grammi di meravigliosa voglia di vivere

Verrebbe voglia di gridare al miracolo, commentando la storia del piccolo prematuro (370 g appena) salvato dai medici del Policlinico di Milano, ma questa è soprattutto una storia di ordinaria professionalità. Una categoria che vive momenti complicati e andrebbe sostenuta, non combattuta.
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Verrebbe voglia di gridare al miracolo, commentando la storia del piccolo prematuro (370 g appena) salvato dai medici del Policlinico di Milano, ma questa è soprattutto una storia di ordinaria professionalità. Una categoria che vive momenti complicati e andrebbe sostenuta, non combattuta.
Un bimbo tanto piccolo da stare in una mano. Nato prematuro, alla sedicesima settimana, pesava solo 370 grammi e aveva l’intestino perforato. È una splendida storia di Natale, quella del ‘bambino piuma’ salvato dai medici del Policlinico di Milano. Che, raccontano, non avevano mai visto un neonato così piccolo. Temevano di non riuscire a salvarlo e invece ce l’hanno fatta. Lo hanno sottoposto a due delicati interventi, poi lo hanno nutrito artificialmente, monitorandolo giorno e notte. Oggi il bambino pesa tre chili ed è tornato a casa con i suoi genitori. «Voleva assolutamente vivere» dicono i dottori dell’équipe, ma quello che questa storia ci dimostra – non parlateci di ‘miracoli’ – è che nel nostro Paese esistono eccellenze mediche in grado di rendere possibile quello che fino a ieri era difficile forse anche immaginare. Lo abbiamo visto con questa devastante pandemia, ma allargando lo sguardo lo scopriamo anche andando oltre il Covid. Per questo, al di là della retorica dei ‘medici eroi’, è fondamentale che storie come quella di questo piccolino vengano raccontate. Perché non solo nell’emergenza, ma nella quotidianità, questi uomini e queste donne salvano vite e lavorano per rendere possibile la sopravvivenza a un neonato di neanche 400 grammi. Amiamo lamentarci di ciò che non funziona, rendiamo merito anche alle nostre eccellenze. Che sovente rimangono nell’ombra e altrettanto spesso lasciano l’Italia per prospettive di carriera e stipendi più adeguati. Quando dovremmo invece tenerceli stretti.   di Annalisa Grandi

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