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Lebron il tempo del Prescelto

Lebron, il tempo del Prescelto

Lebron, da 20 anni il volto della Nba, ha raccontato alla stampa di star pensando seriamente di ritirarsi. Forse sta finendo il tempo del Prescelto

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Lebron, il tempo del Prescelto

Lebron, da 20 anni il volto della Nba, ha raccontato alla stampa di star pensando seriamente di ritirarsi. Forse sta finendo il tempo del Prescelto

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Lebron, il tempo del Prescelto

Lebron, da 20 anni il volto della Nba, ha raccontato alla stampa di star pensando seriamente di ritirarsi. Forse sta finendo il tempo del Prescelto

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Lebron, da 20 anni il volto della Nba, ha raccontato alla stampa di star pensando seriamente di ritirarsi. Forse sta finendo il tempo del Prescelto

Verrebbe da scrivere: Lebron non fare scherzi, Padre Tempo con te non ha ancora vinto la sua partita. Anche se sta arrivando, arriverà di sicuro. E forse quindi sarebbe davvero da leggenda tra le leggende smettere quando si è ancora il re della Nba o almeno tra i migliori, senza avvertire la fatica del vialone del tramonto.

Il fenomeno dei Los Angeles Lakers, dopo l’eliminazione di qualche ora fa nei playoff, perdendo quattro partite a zero la finale a Ovest con i Denver Nuggets dell’immenso Nikola Jokic, alla stampa di LA ha raccontato che deve pensarci bene per un ritorno su un campo da basket. La delusione per l’eliminazione senza vincere neppure una partita (Lakers hanno perso 4-0) forse era ancora feroce per un fuoriclasse ultracompetitivo come Lebron, che ha segnato 40 punti, è stato l’ultimo ad arrendersi, ha dominato contro avversari con almeno dieci anni in meno di parquet sulle spalle.

Si è infortunato seriamente a un ginocchio verso la fine della regular season. Avrebbe dovuto operarsi e saltare i playoff, secondo i medici. Lui è andato avanti, si è fermato appena tre settimane, è rientrato in tempo per portare i Lakers ai playoff, trovando la forza a oltre 38 anni di dominare la serie contro Memphis, poi contro Golden State, prima di arrendersi a Denver in stile ultimo dei mohicani, con una prestazione for the ages, come dicono gli americani.

Il suo ritiro sarebbe un durissimo colpo, che arriva pochi giorni dopo l’annuncio della fine della carriera (nel 2024, se riesce a recuperare dall’ennesimo infortunio) di Rafa Nadal, un altro iron man in lotta con Padre Tempo e con l’usura del campo.

Sono 20 anni che Lebron è il volto della Nba, dello sport americano e mondiale. Vive con la pressione di dover essere il migliore da adolescente, dimostrandolo quasi ogni volta che si è allacciato le scarpe nella Nba, di esserlo. Tra qualche mese nella Nba arriva Victor Wembayama, il 19enne francese di oltre 220 cm che gioca in tutti i ruoli: un talento generazionale che, secondo la stampa americana, potrebbe ripercorrere le sue tappe. Sarebbe bello vederli contro.

James ha già costruito l’impero per la sua seconda vita, in cui proverà a dominare come avvenuto sempre su un campo di basket. Nei mesi scorsi ha raccontato di voler giocare nella Nba almeno un anno con il figlio Bronny, che da ottobre giocherà al college di USC, in California. Resta un personaggio dalla personalità debordante, con una pletora di ammiratori e ancora un buon numero di hater pronti a ironizzare a ogni passo falso, paragonandolo eternamente a Michael Jordan. Lo faranno anche se non dovesse ritirarsi, se l’estate curasse il suo piede e i suoi dolori. Come se davvero interessasse chi è meglio dei due, piuttosto che aver avuto la fortuna di goderseli entrambi.

di Nicola Sellitti

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