Bellezza dei difetti e allucinazioni con i dispotismi
I festeggiamenti del Capodanno a Pyongyang, con il popolo in delirio per Kim Jong-un, ci ricorda l’incredibile fortuna avuta nel nascere “dal lato giusto”. Dove, se vogliamo, possiamo anche fare a meno di battere le mani, senza per questo rischiare la vita.
Bellezza dei difetti e allucinazioni con i dispotismi
I festeggiamenti del Capodanno a Pyongyang, con il popolo in delirio per Kim Jong-un, ci ricorda l’incredibile fortuna avuta nel nascere “dal lato giusto”. Dove, se vogliamo, possiamo anche fare a meno di battere le mani, senza per questo rischiare la vita.
Bellezza dei difetti e allucinazioni con i dispotismi
I festeggiamenti del Capodanno a Pyongyang, con il popolo in delirio per Kim Jong-un, ci ricorda l’incredibile fortuna avuta nel nascere “dal lato giusto”. Dove, se vogliamo, possiamo anche fare a meno di battere le mani, senza per questo rischiare la vita.
I festeggiamenti del Capodanno a Pyongyang, con il popolo in delirio per Kim Jong-un, ci ricorda l’incredibile fortuna avuta nel nascere “dal lato giusto”. Dove, se vogliamo, possiamo anche fare a meno di battere le mani, senza per questo rischiare la vita.
Come tanti, ho visto le surreali immagini giunte da Pyongyang, in occasione del Capodanno 2022. Davanti ai vertici del partito, il leader Kim Jong-un ha augurato a suo modo un felice anno al Paese (abbondantemente martirizzato da decenni dalla sua famiglia). A seguirlo e osannarlo una folla che ha perso anche la più piccola consapevolezza di quanto possa risultare ridicola agli occhi del mondo. Al solo apparire del capo – notevolmente dimagrito e con l’aria presa e compresa di chi regge sulle proprie spalle i destini del mondo – ufficiali, dignitari, nomenclatura del regime più dispotico e fuori dal tempo del pianeta si sono lanciati negli applausi e nelle ovazioni di rito. C’è qualcosa che va osservato con attenzione e di profondamente malato in quella scena, sempre uguale a sé stessa. Di nonno in figlio e in nipote di questa allucinata dinastia nordcoreana, ovunque vadano c’è frenesia pura ad accoglierli, quella dettata dal terrore assoluto. Non mostrarsi sufficientemente osannante, del resto, può costarti la pellaccia.
Non molto lontano dalla cupa Pyongyang, da mesi ormai il leader cinese Xi – di fatto il secondo uomo più potente della Terra, parafrasando un’espressione cara a noi occidentali nei decenni della Guerra fredda – continua a vivere in regime di massimo isolamento nel suo Paese. Non lo ha più lasciato dallo scoppio della pandemia: due anni molto lunghi anche diplomaticamente, non solo per l’incubo del Coronavirus. Nel mentre, si stringe sempre più il cappio intorno a ciò che resta delle libertà di Hong Kong, avamposto del nostro mondo in seno all’impero cinese e che a Pechino non vedono l’ora di ‘normalizzare’ del tutto. Proseguendo verso Ovest, sotto le guglie a forma di cipolla del Cremlino, Vladimir Putin cerca un modo per vincere l’ennesima scommessa contro l’Occidente: garantirsi il super-affare del gas, senza il quale i conti per Mosca si fanno parecchio difficili, e addomesticare definitivamente l’Ucraina (magari senza essere costretto all’azzardo assoluto dell’invasione), riuscendo nell’impresa di fare tutto questo senza chiudere la linea di dialogo con Washington, appena faticosamente riaperta.
Abbiamo scelto tre personaggi – diversissimi tra di loro e comunque rappresentanti di regimi profondamente differenti – per ricordarci nel modo più inequivocabile possibile la gigantesca fortuna che abbiamo avuto in sorte di nascere e vivere nel nostro caro, vecchio e così inutilmente vituperato Occidente. A Capodanno, da noi, al massimo si litiga per una palma inquadrata alle spalle di un presidente o si cerca l’approvazione di un cagnolino (come è accaduto a Biden, l’uomo più potente della Terra). Siamo quelli zeppi di difetti che non manchiamo mai sottolineare, spesso con una severità che non riusciamo a riservare ad alcuni dei soggetti di cui sopra.
Un autolesionismo che a ben vedere è parte della nostra specificità e della bellezza di una realtà che non abbandona mai l’idea di dover migliorare e superare i propri limiti. Talvolta, quest’ansia si traduce in un eccesso di autocritica che non di rado assume aspetti grotteschi. Negli ultimi anni, per esempio, ci siamo dovuti sorbire non poche fascinazioni nei confronti di uomini forti, para-dittatori o semplicemente gente che ha un concetto molto singolare della democrazia. Gran parte di quella sbornia sembra passata, ma è lampante quanto le dittature o almeno i regimi ‘forti’ sappiano essere incomprensibilmente affascinanti per taluni. Proprio noi ne sappiamo qualcosa, con la raffazzonata, frettolosa e superficiale Via della Seta di marca Cinque Stelle, mentre il fiero alleato Salvini si diceva più a suo agio a Mosca che a Washington e il senatore Razzi (tranquilli, si narra che Roma abbia avuto anche un quadrupede nella Curia) si inventava amico e sponsor proprio di Kim Jong-un.
Dovesse capitarvi di imbattervi in costoro, consigliate di dare almeno un occhio a quelle incredibili immagini di Pyongyang, prima di bearsi della peraltro sacrosanta satira di Don’t Look Up. C’è che noi possiamo farla, loro no.
di Marco Sallustro
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