Petruzzelli (Favo), ‘vaccinazione parte della cura oncologica’
Padova, 28 giu. (Adnkronos Salute) – “I vaccini vanno visti oggi come parte integrante della cura e, se sono parte integrante della cura, devono diventare parte integrante del sistema. E se devono diventare parte integrante del sistema devono stare, nel caso dell’oncologia, probabilmente assieme alle Reti oncologiche. Sottolineo, però, che è importante delineare anche dei percorsi operativi: i pazienti ci dicono che preferiscono essere vaccinati presso la struttura che li ha in cura e quella è la scommessa che dobbiamo andare a vincere perché, se la vaccinazione è parte del percorso di cura, probabilmente è lì che dovremmo farla”. Così Davide Petruzzelli, consigliere della Federazione delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) e presidente de La lampada di Aladino Ets, oggi a Roma a margine del convegno ‘Frames – Messa a fuoco sull’Herpes zoster. Nuove prospettive di prevenzione nel paziente oncologico’, promosso da Gsk.
“Noi, come associazione – aggiunge Petruzzelli – siamo portatori di quella che definisco sempre la ‘scienza laica’, quindi di chi è passato attraverso il problema oggi è qui a raccontarlo e cerca di dare il proprio contributo. E’ un qualche cosa di importante e di determinante, perché attraverso l’esperienza di chi c’è passato e l’ha affrontato possiamo offrire un aiuto per disegnare dei percorsi che non siano solo raccomandazioni, ma sono anche percorsi operativi, nel pratico, su come effettivamente andarsi a vaccinare”.
Sul fronte della protezione dall’Herpes zoster per i pazienti oncologici, “io parlo di qualità della vita e quindi – domanda Petruzzelli – perché non prevenire quello che è prevenibile attraverso un vaccino che ha un profilo di sicurezza eccellente, pochissima tossicità e che ci permette di scansare una delle tante problematiche che arrivano durante il percorso oncologico? Oggi – ricorda – abbiamo tanti vaccini per aiutare i pazienti a mantenere la qualità della vita e su questo dobbiamo lavorare. Bisogna essere informati, consapevoli, avere dei percorsi – sia organizzativi sia di raccomandazioni – e alla fine tutto questo patrimonio di informazioni va raccontato in maniera comprensibile per le persone. Dobbiamo crederci anche noi che facciamo comunicazione – conclude – perché diventa una parte determinante per il successo di questa operazione”.
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