Sanità: contratto medici, sindacati ‘niente polemiche ma testo inaccettabile’
Roma, 30 giu. (Adnkronos Salute) – “Le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni dai sindacati Anaao Assomed e Cimo in merito alla trattativa per il rinnovo del contratto dei medici, veterinari e dirigenti sanitari sono tutt’altro che polemiche, come invece sostiene in una nota il presidente dell’Aran Antonio Naddeo.La reazione delle organizzazioni sindacali – che, lo ricordiamo, devono difendere gli interessi dei lavoratori – è scaturita dalla lettura di una bozza di contratto che ha numerosi risvolti negativi per la qualità della vita e del lavoro dei professionisti che rappresentano. Una presa di posizione che è stata più volte ribadita dall’Anaao Assomed e dalla Cimo con coerenza nel corso delle riunioni, oltre che attraverso i mezzi stampa”. Così Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, e Guido Quici, presidente Cimo, replicano al presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, che aveva chiesto lo stop alle polemiche, assicurando che “stiamo lavorando per sciogliere i nodi del contratto”.
“I punti di incontro concordati non risolvono le maggiori criticità denunciate dalle organizzazioni sindacali, tra le quali l’orario di lavoro. E sono questi gli snodi su cui occorre lavorare per migliorare un testo che, al momento, riteniamo inaccettabile”, avvertono i due sindacati dei medici.
“Siamo consapevoli – precisano – della disponibilità dell’Aran, che sta indubbiamente tentando di raggiungere un accordo nell’ambito del proprio ruolo istituzionale, ma appare evidente che ci troviamo dinanzi a un muro di gomma composto dalle Regioni, che al momento impedisce di ottenere dei risultati tangibili e avere tempi certi e rapidi di chiusura della trattativa. Non possiamo che auspicare, allora, che l’Aran riesca a persuadere le Regioni sulla necessità di arrivare a un contratto realmente migliorativo per i dirigenti medici, sanitari e veterinari, e che possa fornire nuova speranza alle migliaia di colleghi che continuano a fuggire dagli ospedali. Il contratto non può essere un mero atto burocratico economico – concludono – ma deve concorrere a migliorare lo stato del nostro sistema di cure e di chi le eroga”.
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