Migranti, la mossa albanese di Meloni
Il significato dell’accordo con Tirana rivelato ieri da Giorgia Meloni: due strutture di accoglienza nel territorio albanese
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Migranti, la mossa albanese di Meloni
Il significato dell’accordo con Tirana rivelato ieri da Giorgia Meloni: due strutture di accoglienza nel territorio albanese
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Migranti, la mossa albanese di Meloni
Il significato dell’accordo con Tirana rivelato ieri da Giorgia Meloni: due strutture di accoglienza nel territorio albanese
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Il significato dell’accordo con Tirana rivelato ieri da Giorgia Meloni: due strutture di accoglienza nel territorio albanese
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha spiazzato completamente l’opposizione – ma crediamo anche qualche ambiente della sua stessa maggioranza – annunciando ieri l’accordo con il governo di Tirana per la creazione di due strutture di accoglienza in territorio albanese, nel quale ospitare i migranti salvati in mare e in attesa delle decisioni sulle richieste di asilo (o dell’espletamento delle procedure di rimpatrio).
Prima di passare ai contenuti, non può non colpire la capacità di mantenere segreto un accordo risalente – a quello che è stato riferito da Palazzo Chigi – addirittura allo scorso mese di agosto, quando Giorgia Meloni si recò in Albania ufficialmente per una vacanza. In realtà, oltre qualche sacrosanto aperitivo su cui non è mancata una nota polemica della stessa presidenza del Consiglio, Meloni avrebbe incontrato il premier Edi Rama proprio per mettere a punto l’accordo poi firmato ieri.
Oggettivamente non male per una struttura che solo pochi giorni fa è stata costretta ad assorbire il colpo della figuraccia dello scherzo telefonico in cui i consiglieri diplomatici del capo del governo hanno fatto cadere Giorgia Meloni.
Quanto alla sostanza, una “mossa di destra“, fortemente identitaria innanzitutto per il partito della presidente del Consiglio, il suo elettorato di riferimento e le ali della maggioranza di governo più rigide sul fronte immigrazione. La risposta cercata e voluta al termine di un anno terribile sul piano dei numeri, che ha visto sbarcare in Italia più del doppio dei migranti dell’anno precedente. Un problema che il primo governo di destra-centro della storia repubblicana non poteva assorbire senza contraccolpi.
Ecco, allora, il coniglio dal cilindro, con la creazione delle due strutture in territorio albanese, in modo da poter gestire la fase di analisi delle singole posizioni dei migranti non in Italia. Un modo molto politico di alleggerire la pressione, considerato che potranno andare in Albania soltanto i migranti che non siano riusciti a toccare il suolo italiano (e dunque dell’Unione Europea).
Quanto alla sostanza, continuiamo a ritenere che l’unica, reale strada percorribile sia proprio quella europea. Difficile e impervia quanto si vuole, ma pur sempre la sola che – a nostro modesto avviso – può permettere una qualche soluzione a medio e lungo termine. Anche la via albanese, politicamente vincente e “clamorosa”, è giocoforza un tampone: potrà riguardare al massimo qualche migliaio di migranti, ma difficilmente scoraggerà le partenze. La politica è un conto, insomma, la realtà rischia di essere un’altra.
Giorgia Meloni ha segnato un punto su un’opposizione sempre più stordita e sfilacciata (probabilmente un altro anche all’interno della sua stessa coalizione), ma farebbe bene a continuare a cercare alleati nell’Unione per creare un fronte comune e soluzioni molto più ambiziose e strutturali.
di Fulvio Giuliani
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