Carosello sui muri
Street Art: quando la pubblicità in forma di murales dona colore e un pizzico di fantasia agli angoli grigi e anonimi delle città
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Street Art: quando la pubblicità in forma di murales dona colore e un pizzico di fantasia agli angoli grigi e anonimi delle città
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Street Art: quando la pubblicità in forma di murales dona colore e un pizzico di fantasia agli angoli grigi e anonimi delle città
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Street Art: quando la pubblicità in forma di murales dona colore e un pizzico di fantasia agli angoli grigi e anonimi delle città
La pubblicità è l’anima del commercio, si sa. Luogo comune intramontabile, ma intanto a tramontare sono state diverse modalità di comunicazione commerciale. Faccio parte della generazione che ha fatto in tempo – anche solo sfiorandolo – a conoscere “Carosello”, prima sperimentazione di pubblicità televisiva in Italia e sono da sempre affascinato dalle vere e proprie opere d’arte moderna della pubblicità di inizio XX secolo. Non parliamo per modo di dire, considerato che molte sono finite nei musei. Tracce di pubblicità murale sono leggibili ancora oggi a Pompei, tanto per ricordarci che raramente riusciamo a inventare qualcosa di concettualmente nuovo e che conviene sempre astenersi da atteggiarsi a grandi inventori o innovatori.
Negli ultimi mesi, intanto, mi ha colpito e divertito una tendenza che si è diffusa a Milano, città in cui vivo e di cui posso parlare con buona consapevolezza: la pubblicità in forma di murales o, se preferite, Street Art. Spesso grandi, a volte enormi spazi murali su fianchi o facciate di interi palazzi, in cui la comunicazione pubblicitaria non è affidata ai soliti maxi cartelloni, ma a installazioni “artistiche” o quantomeno simil tali. Ce ne sono diversi anche nelle strade che mi capita di percorrere quasi ogni giorno per impegni familiari o di lavoro e devo dire che donano colore e un pizzico di fantasia ad angoli alquanto grigi o anonimi. Certo, la Street Art di cui sopra è tutt’altra faccenda, ha un’origine vagamente ribelle e profondamente libertaria. Lontana anni luce, insomma, dalla “pubblicità”. Eppure la commistione è spesso bella e risulta sempre interessante osservare lo sforzo di inventarsi qualcosa di nuovo, una variazione sul tema.
Sentiamo continuamente ripetere che la nostra è un’era in cui “tutto è comunicazione” e “si esiste” solo se si comunica. Bene, si intende. Proprio questo ci sembra un buon esempio, destinato a prender piede. La pubblicità – abbiamo l’età per ricordare quando si chiamava “réclame” – è oltretutto uno dei marchi di fabbrica del nostro mondo, ha contribuito a rendere molto più colorate e luminose le nostre città. Colore e luce danno vita. Se non ci credete, recuperate qualche fotografia del mondo sovietico e osservate il grigiume insopportabile, soffocante di quell’era: una delle prime cose che noterete era l’assenza di Pubblicità. Forse un po’ più dell’”anima del commercio”.
Di Fulvio Giuliani
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