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Hamas pace

Azzerare Hamas, ipocrisie e complicità

Perché nessuno pensa o prova a rivolgersi ad Hamas, nel tentativo di trovare un equilibrio di pace e convivenza?

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Azzerare Hamas, ipocrisie e complicità

Perché nessuno pensa o prova a rivolgersi ad Hamas, nel tentativo di trovare un equilibrio di pace e convivenza?

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Azzerare Hamas, ipocrisie e complicità

Perché nessuno pensa o prova a rivolgersi ad Hamas, nel tentativo di trovare un equilibrio di pace e convivenza?

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Perché nessuno pensa o prova a rivolgersi ad Hamas, nel tentativo di trovare un equilibrio di pace e convivenza?

Perché nessuno pensa o prova a rivolgersi ad Hamas, nel tentativo di trovare un equilibrio di pace e convivenza? Perché fra quanti condannano l’azione israeliana ve ne sono troppi che hanno responsabilità rilevanti nell’impunità terroristica di Hamas, millantata come un’organizzazione che resiste all’occupazione israeliana, laddove si tratta delle milizie che hanno preso le vite dei palestinesi in ostaggio per riuscire a colpire Israele. E perché si crede – da Tel Aviv a Kiev – che il cessate il fuoco e la tregua siano fra i doveri degli aggrediti, cancellando i crimini degli aggressori.

Non abbiamo risparmiato critiche al governo di Netanyahu, responsabile prima di avere creato un equilibrio fra estremisti (di una parte e dell’altra) e poi di avere avviato un’azione armata il cui obiettivo proclamato è la cancellazione di Hamas, ovvero un obiettivo impossibile. L’intervento armato di Israele è legittimo, perché la Striscia è stata trasformata da Hamas in una base per i continui e mai cessati attacchi a Israele e perché lì hanno le basi i terroristi che hanno messo in atto lo scempio del 7 ottobre scorso. L’intervento è legittimo. Ma legittimo non è sinonimo di assennato. Ed essendo Israele una democrazia – agitandosi vaste proteste di israeliani contro il governo, difendendosi la libertà anche sotto le mura di Gerusalemme – ci sentiamo partecipi di quella sorte e in dovere di dare corpo al dissenso per come le cose vengono condotte. Questo fortifica e non ribalta l’avere la Stella di David come polare.

Perché, però, chiediamo a Israele di fermarsi e non lo chiediamo ad Hamas? Perché chiediamo a Israele di sapere dove mai vuole arrivare, continuando a usare le armi, e non lo si chiede ad Hamas, continuando a usare il terrore? Una risposta si trova nell’ospedale di Shifa. Qui l’esercito israeliano ha scovato armi e terroristi di Hamas, facendone fuori centinaia. Di quella presenza militare, in un ospedale, non si sono mai accorte le organizzazioni umanitarie, i cooperanti, i dipendenti dell’Onu, i giornalisti con il cuore in mano? Nessuno ha visto? Lo sapevamo tutti, come sappiamo che Shifa è la regola, non l’eccezione: Hamas si nasconde dove si producono stragi di civili, utilizzandole contro Israele.

E ora che a Israele si chiede il cessate il fuoco, un minimo di realismo e dignità imporrebbe di accompagnare quella richiesta alla necessità di bonificare scuole e ospedali palestinesi dalla presenza dei carnefici della Palestina e dei palestinesi: i terroristi di Hamas. Non farlo non è soltanto oscena dimenticanza, ma dimostrazione di non avere capito o di avere gradito il senso di quel che succede: quella è la violenza degli sconfitti dalla Storia contro di noi, contro i valori della convivenza, contro ogni ipotesi di negoziato. Alla teocrazia iraniana o alla dittatura russa non interessa nulla dei palestinesi, che crepino pure tutti: interessa colpire l’Occidente e dividerlo sui suoi stessi valori. Facendo prevalere l’uso della forza brutale.

Israele sbaglia nel fare quel che i terroristi volevano che facesse. Ma se si crede che sia ‘umanitario’ restituire la caserma di Shifa alla sua preminente funzione non si è soltanto degli ipocriti, ma la dimostrazione che Israele non avrebbe potuto scegliere.

di Davide Giacalone

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