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Difendere il molo degli aiuti a Gaza

Washington ha costruito un attracco nella acque ad ovest di Gaza per l’arrivo del cibo e convincono Israele a non eccedere

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Difendere il molo degli aiuti a Gaza

Washington ha costruito un attracco nella acque ad ovest di Gaza per l’arrivo del cibo e convincono Israele a non eccedere

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Washington ha costruito un attracco nella acque ad ovest di Gaza per l’arrivo del cibo e convincono Israele a non eccedere

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Washington ha costruito un attracco nella acque ad ovest di Gaza per l’arrivo del cibo e convincono Israele a non eccedere

Un suono noto a chi lavora con le armi è brrrt: peculiare effetto sonoro ottenuto da una mitragliatrice a canne rotanti M61 Vulcan che può sparare fino a 6mila proiettili al minuto. Per bilanciare l’incredibile calore prodotto da questa cadenza di fuoco, l’arma è infatti studiata per sincronizzare ogni colpo con una diversa canna che si allinea al millesimo di secondo grazie a un movimento circolare continuo.

Di recente qualcosa ha fatto brrrt a Gaza: si è trattato della Vulcan posta a difesa del pontile costruito dai genieri dell’esercito degli Stati Uniti. Una struttura necessaria per far affluire gli aiuti umanitari ai civili, visto che gli estremisti israeliani hanno iniziato persino ad attaccare i camion sospettati di trasportare cibo per i palestinesi.

Washington ha ovviato al problema costruendo un attracco nelle acque a Ovest della città di Gaza, ma mercoledì scorso la Vulcan si è attivata per colpire quello che molto probabilmente era un drone di Hamas. Che il cibo per i civili palestinesi debba essere difeso dai coloni estremisti dentro Israele e dai terroristi di Hamas dentro Gaza è un paradosso inquietante, ma non sorprendente nel quadro di conflittualità perpetua che affligge quest’area.

Oltre ad assicurare aiuti umanitari gli Stati Uniti stanno tenendo a freno anche i piani di Gerusalemme su Rafah, dove si è sviluppata un’offensiva molto più ridotta rispetto alle intenzioni iniziali. Soltanto adesso la 162esima Divisione è arrivata a schierare nell’area meridionale della Striscia cinque brigate, che combattono strada per strada contro i battaglioni di Hamas. Lungo il confine con l’Egitto è la Brigata corazzata “I’kvot ha-Barzel” (Cingoli d’acciaio) ad aprire la strada per la creazione del Corridoio Filadelfi, l’area di sicurezza che dovrebbe chiudere il confine Sud. Inquadrati in questa unità, i carri armati Merkava del Battaglione corazzato “Ha-Bok’im” (Sfondamento) fanno da schermo ai soldati dei battaglioni di fanteria meccanizzata “Shaked” (Mandorla) e “Granit” (Granito). Dietro di loro, i genieri del Battaglione “Asaf” si occupano invece della bonifica del terreno mentre i corpi speciali della “Shayetet 13” forniscono supporto nelle operazioni più delicate.

Più a Nord sono invece i soldati della brigata Givati appoggiati dai Merkava del battaglione “Eshet” ad avanzare verso l’arteria stradale di Al’Orouba. Nelle retrovie, i commando della 89esima Brigata si occupano invece di garantire l’assenza di miliziani nelle aree accerchiate. La Brigata di riservisti “Negev” è stata infine incaricata della custodia del passo di Rafah, anticipando l’arrivo della Brigata “Nahal” dalla parte settentrionale della Striscia.

Nonostante sembri uno schieramento molto vasto, i piani originali del governo Netanyahu prevedevano il doppio delle forze ed è qui che l’influenza di Washington si è dimostrata fondamentale. Specialmente dopo la richiesta di mandato di arresto avanzata dal procuratore capo della Corte penale internazionale per i vertici sia di Hamas che di Israele, è necessario più che mai che il diritto di un popolo all’autodifesa venga esercitato nei limiti della legge e del buon senso.

di Camillo Bosco

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