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Le drag queen non sono l’unica esagerazione

Le polemiche sulla cerimonia di apertura di Paris2024: tra aspre critiche per lo show delle drag queen e mancanza di equilibrio e accettazione delle diversità

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Le drag queen non sono l’unica esagerazione

Le polemiche sulla cerimonia di apertura di Paris2024: tra aspre critiche per lo show delle drag queen e mancanza di equilibrio e accettazione delle diversità

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Le drag queen non sono l’unica esagerazione

Le polemiche sulla cerimonia di apertura di Paris2024: tra aspre critiche per lo show delle drag queen e mancanza di equilibrio e accettazione delle diversità

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Le polemiche sulla cerimonia di apertura di Paris2024: tra aspre critiche per lo show delle drag queen e mancanza di equilibrio e accettazione delle diversità

Non ho particolarmente apprezzato lo show delle drag queen inserito nella cerimonia inaugurale di Parigi 2024. A mio modesto avviso, ridondante e a un certo punto inutilmente ripetitivo (come altre parti dello show). Non certo per le drag in quanto tali e quello che rappresentano.

I francesi hanno voluto sottolineare il valore delle diversità e non c’erano solo i valori queer evidenziati in quella sezione dello spettacolo. Dispiace, per esempio, che molti commenti si siano soffermati sulle drag e non sulla sfilata di Bebe Vio con le sue straordinarie protesi, che le permettono una vita che solo pochi anni fa sarebbe stata inimmaginabile nelle condizioni fisiche in cui si trova.

La diversità, però, evidentemente continua a far paura a chi non si capisce quale mondo sogni. Come l’ineffabile premier ungherese Orbán, che non ha mancato di avanzare – come altri esponenti della destra europea – non tanto delle più che legittime critiche allo spettacolo, ma dei veri e propri rilievi morali francamente eccessivi e sproporzionati.

Perché un conto è non trovare di particolare buon gusto la riproposizione dell’”ultima cena” in versione queer (ma c’è chi parla di cena sull’Olimpo), altro farne un gesto di sfida addirittura contro il cristianesimo, come lamentato anche in alcuni ambienti clericali francesi. Quella che sembra venir meno sempre più è la capacità di mantenere un equilibrio, fra le più che legittime critiche e le prese di posizione anche corrosive e una visione apocalittica che non ha alcuna corrispondenza con la realtà.
Da Orbán a scendere, passando anche per ambienti italiani e francesi, converrebbe ricordare quanto – lo scrivevamo appena ieri – le Olimpiadi sin dalle loro origini classiche siano uno straordinario manifesto dei valori che hanno plasmato l’Occidente.

A cominciare dalla tolleranza verso ogni diversità, tendenza o preferenza, cui siamo faticosamente approdati nei secoli. Anche grazie agli ideali della rivoluzione francese e alla dichiarazione dei diritti dell’uomo.

Si può essere più o meno eleganti e uno show può riuscire o deludere (quello dell’altro ieri ha avuto vari passaggi a vuoto e cadute di gusto). Ciò che non va bene è dimenticare la nostra identità e le differenze fondamentali con chi fa a pezzi ogni giorno quei diritti universali per cui tanti hanno dato la vita. Un assurdo che non accettiamo di far passare sotto silenzio.

di Fulvio Giuliani

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