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L’ultimo Rafa

Chi gliel’ha fatto fare al mostro sacro del tennis Nadal di mettersi ancora in gioco contro l’eterno avversario Djokovic? Per esserci come atleta e confermarsi leggenda

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L’ultimo Rafa

Chi gliel’ha fatto fare al mostro sacro del tennis Nadal di mettersi ancora in gioco contro l’eterno avversario Djokovic? Per esserci come atleta e confermarsi leggenda

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L’ultimo Rafa

Chi gliel’ha fatto fare al mostro sacro del tennis Nadal di mettersi ancora in gioco contro l’eterno avversario Djokovic? Per esserci come atleta e confermarsi leggenda

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Chi gliel’ha fatto fare al mostro sacro del tennis Nadal di mettersi ancora in gioco contro l’eterno avversario Djokovic? Per esserci come atleta e confermarsi leggenda

Chi glielo ha fatto fare alla leggenda di Rafa Nadal di farsi prendere a pallate (almeno per un set), dal suo eterno avversario Nole Djokovic, ora che non è più in grado fisicamente di competere con lui? Un signore che su quella stessa terra poche settimane fa ha giocato e vinto da rotto un paio di incontri, prima di farsi operare e raggiungere la finale di Wimbledon e non mancare l’assalto all’oro per la sua Serbia ai Giochi.

Quanti si saranno fatti questa legittima domanda, ignorando l’attaccamento totalizzante, spasmodico e commovente dei grandi dello sport alle proprie discipline. In definitiva alla loro vita, perché in tanti casi non riescono proprio a vedersi oltre il campo di gioco, la pista, la vasca, la montagna, la strada e così via.

Rafa Nada voleva disperatamente esserci a Parigi 2024 e non solo a recitare da grande del passato cui i francesi, in un non frequentissimo momento di disponibilità alle leggende d’oltreconfine, hanno affidato l’onore di ricevere la fiaccola dalle auree mani di Zinedine Zidane.
Rafa voleva esserci come atleta, su quel campo che lo ha visto trionfare 14 volte al Roland Garros, laureandolo più forte giocatore di tennis sulla terra battuta di sempre. Oltre ogni possibile dubbio.

Stremato dal caldo di fine luglio, impossibilitato a reggere il confronto con l’alieno Djokovic dall’altra parte della rete, capelli ormai un ricordo, con una gamba e mezza a voler essere ottimisti e tanto di fasciatura d’altri tempi, Nadal ha scritto una favolosa pagina di sport. Come quelle dell’ultimo Valentino Rossi, ormai incapace di tenere il passo dei suoi giovani eredi, come Francesco Totti con lo sguardo perso nel vuoto nell’istante in cui realizza che è proprio finita. In fin dei conti come lo stesso Roger Federer degli ultimi mesi, con solo il nome a restare ancorato alla leggenda.

Chi siamo noi per dire a questi fenomeni – a ragazze e ragazzi che hanno riempito di emozioni la nostra vita – che non avrebbero dovuto? Che non ha senso ed è in qualche misura malinconico – qualcuno si spinge a dire “patetico“ – vederli così? A noi piacciono tantissimo ancora e sempre, forse persino di più.
Consci dei propri limiti non più gestibili e perdutamente innamorati dell’attività che si è sovrapposta quasi del tutto alla loro vita.

Ci sarà tempo per altro, molto tempo: in fin dei conti fuori dall’agonismo sono ancora dei ragazzi all’inizio della vita adulta. Alcuni di loro la vivono quasi tutta da ex, amministrando favolosi patrimoni. Altri cercano in tutti modi l’adrenalina da allenatori o magari reinventandosi dirigenti e organizzatori.

Per tutti la consapevolezza (a volte serena, a volte meno) che i giorni più belli sono alle spalle. Umano e comprensibile voler ritardare ancora di un attimo, di un ultimo sospiro, il distacco.

di Fulvio Giuliani

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