Linea rossa cancellata
Le Forze armate ucraine sono riuscite a colpire quattro fra i maggiori aerodromi militari russi. Ora per Mosca sarà difficile mantenere gl’impegni presi con Teheran
Linea rossa cancellata
Le Forze armate ucraine sono riuscite a colpire quattro fra i maggiori aerodromi militari russi. Ora per Mosca sarà difficile mantenere gl’impegni presi con Teheran
Linea rossa cancellata
Le Forze armate ucraine sono riuscite a colpire quattro fra i maggiori aerodromi militari russi. Ora per Mosca sarà difficile mantenere gl’impegni presi con Teheran
Le Forze armate ucraine sono riuscite a colpire quattro fra i maggiori aerodromi militari russi. Ora per Mosca sarà difficile mantenere gl’impegni presi con Teheran
Fronte Nord – All’inizio dell’estate l’Ucraina perse l’opportunità di distruggere un gran numero di cacciabombardieri russi Su-34 a causa delle restrizioni imposte dagli Stati Uniti sull’utilizzo degli Atacms. Dozzine di quei velivoli – schierati dal 47esimo reggimento dell’aviazione russa nella base area di Molshevo, a Voronezh – erano infatti perfettamente a tiro ma gli americani negarono a Kyiv l’autorizzazione a colpirli temendo che ciò potesse provocare un’escalation del conflitto.
Neanche due mesi dopo, nel corso della più vasta offensiva con dispositivi unmanned dall’inizio della guerra, le Forze armate ucraine sono riuscite a colpire mercoledì quattro fra i maggiori aerodromi militari russi, provocando un danno potenzialmente ancora maggiore. Mentre parte di quello stormo di 117 droni oscurava infatti i cieli di Savasleyka finendo per impattare contro gli hangar dell’oblast’ di Nizhnij-Novgorod in cui i russi avevano rinserrato i loro MiG-31, altrettanti Uav mandavano in fumo contemporaneamente le basi aeree di Borisoglebsk, Kursk e Voronezh, in cui si trovavano quegli Su-25, Su-34, Su-35 e Su-57 da cui i piloti russi lanciano centinaia di missili e gliding bomb contro le città ucraine. Un ulteriore Su-34 è stato abbattuto in volo sui cieli di Kursk dai sistemi difensivi ucraini schierati a copertura delle truppe a terra, mentre un bombardiere strategico Tu22M3 del valore di 300 milioni di dollari s’è schiantato per cause ignote in Siberia, uccidendo tutti i membri dell’equipaggio. Ricordando che un’altra base aerea russa contenente 700 bombe aeree plananti è stata colpita pochi giorni fa a Lipetsk, è chiaro che dopo i depositi di carburante, le raffinerie e i sistemi di difesa aerea, ora l’Ucraina attacchi a tutto campo mettendo nel mirino anche gli aeroporti militari russi. L’incursione avviata dieci giorni fa nell’oblast’ di Kursk s’è estesa a quella di Belgorod, dove sono in corso feroci combattimenti per l’ampliamento di quella zona-cuscinetto che le ЗСУ hanno saputo consolidare trincerandosi a difesa della regione di Sumy (dove oltre 20mila persone si sono viste costrette ad abbandonare i 183 insediamenti in cui vivevano). Impossibilitati a riconquistarli, i russi han fatto altrettanto scavando trincee nei pressi del villaggio di Viktorivka (a 45 chilometri dal confine con l’Ucraina), lungo la strada che da Sudzha porta a Lhov e all’incrocio fra i collegamenti Selikhovi-Dvory-Ivanine e Dyakonov-Sudzha (a 75 chilometri dalla frontiera). Opportunamente, il comandante in capo delle Forze armate ucraine Oleksandr Syrskyj ha annunciato giovedì la nomina d’un leader militare che sovrintenderà le operazioni nei territori occupati mantenendo la legge e l’ordine e garantendo i bisogni fondamentali della popolazione. In quello stesso giorno 102 soldati – fra i ceceni della brigata “Akhmat” e i russi del 488esimo reggimento motorizzato di fucilieri della Guardia Nazionale – deponevano le armi, consegnandosi alle ЗСУ in quella che a oggi costituisce la più grande cattura di massa avvenuta in un solo giorno dall’inizio della guerra. Come ha sottolineato l’esperto di relazioni esterne e sicurezza – già vicepresidente del “Black Sea Institute for Strategic Studies” – Oleksandr Khara, a prescindere dalla durevolezza dei risultati militari conseguiti sul campo, il blitz transfrontaliero nelle regioni di Kursk e Belgorod ha già sortito importanti risultati in politica estera, evidenziando la capacità degli ucraini di combattere in modo asimmetrico e silurando al contempo ogni presunto ‘processo di pace’ svantaggioso per Kyiv. Dal momento che la pressione russa sulle regioni orientali dell’Ucraina non accenna a diminuire e viene contenuta a fatica nelle direzioni di Chasiv Yar, Niu York, Pokrovsk e Toretsk, la decisione d’estendere tale buffer zone all’oblast’ di Belgorod – e possibilmente anche a quella di Bryansk – appare dunque l’unica sensata nell’ottica di costringere Putin a rivedere i suoi piani.
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Ma v’è di più: la complessità del quadro che si sta profilando sul campo sta certamente facendo rimpiangere a quest’ultimo d’aver soffiato sul fuoco del conflitto in Medioriente. La penetrazione ucraina in Russia e il devastante attacco alle Forze aerospaziali russe appena descritti rendono infatti arduo per Mosca mantenere gl’impegni presi con Teheran, che s’aspetta di ricevere quei caccia di quinta generazione e sistemi antimissile che Kyiv ha appena decimato. Viceversa, appare altrettanto chiaro che nemmeno la promessa delle autorità iraniane di rimpinguare i magazzini russi con centinaia di missili potrà essere onorata senza un’ampia riesamina al ribasso: se i molti “Fath-360” di cui Teheran dispone sono infatti piccoli razzi in grado di trasportare testate da 150 kg per altrettanti chilometri, vettori come i“Khorramshahr” (che hanno portata e range almeno 13/15 volte superiori) rientrano fra quei missili mid-range di cui l’Iran necessiterà se davvero vorrà impelagarsi contro Israele per lavare nel sangue l’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh avvenuta lo scorso 31 luglio.
In sostanza, gli autocrati d’entrambi gli Stati-canaglia hanno promesso inaudite ritorsioni contro quei baluardi delle democrazie che insidiano il loro imperio ma è evidente che ciascuno di loro, per farlo, abbisogni d’ogni mezzo di cui dispone senza poterne cedere all’altro. Allo stesso modo, la recente corsa al riarmo di Seul (che entro il 2027 sarà il quarto mercante d’armi al mondo) costringerà presto o tardi anche il regime di Pyongyang a ridimensionare il traffico delle munizioni che smercia con Mosca in cambio di materie prime e derrate alimentari. In conclusione, ad appena dieci giorni dal suo avvio, l’impatto dell’offensiva ucraina va ben al di là dei 1.150 km2 di terra russa occupata, perché invadendo per la prima volta nella Storia i territori d’una potenza nucleare Kyiv ha cancellato la più marcata delle linee rosse, riscrivendo il presente dei manuali militari.
Di Giorgio Provinciali
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