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Obesità

Servono armi pesanti contro l’obesità fuori controllo

Nel giro di vent’anni l’obesità s’è impossessata di una fetta cospicua di italiani, aumentando del 38% e arrivando a toccare 6 milioni di italiani

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Servono armi pesanti contro l’obesità fuori controllo

Nel giro di vent’anni l’obesità s’è impossessata di una fetta cospicua di italiani, aumentando del 38% e arrivando a toccare 6 milioni di italiani

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Servono armi pesanti contro l’obesità fuori controllo

Nel giro di vent’anni l’obesità s’è impossessata di una fetta cospicua di italiani, aumentando del 38% e arrivando a toccare 6 milioni di italiani

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Nel giro di vent’anni l’obesità s’è impossessata di una fetta cospicua di italiani, aumentando del 38% e arrivando a toccare 6 milioni di italiani

Che cos’è accaduto negli ultimi vent’anni? Nel 2003 c’era Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale, Giulio Andreotti veniva assolto dalle accuse di mafia e di aver fatto uccidere Mino Pecorelli, Gianni Agnelli passava a miglior vita, Cirio e Parmalat facevano crack. E nel nostro Paese c’erano circa un milione e 600mila persone obese in meno. Significa che nel giro di quattro lustri – tecnicamente, neanche il tempo che intercorre fra una generazione e l’altra – l’obesità s’è impossessata di una fetta cospicua di italiani, aumentando del 38% e arrivando a interessare ormai quasi 6 milioni di nostri connazionali. Una crescita così rapida da spazzare via luoghi comuni e sottovalutazioni che pure in questi anni non sono mancati. Basta guardare gli ultimi numeri dell’Istat, diffusi durante il sesto Italian Obesity Barometer Summit dal titolo “Unire gli sforzi per ridurre, prevenire e curare l’obesità”‘, che si è appena tenuto a Roma: il problema è in aumento soprattutto fra i giovani adulti. Per esempio, nella fascia fra i 18 e i 34 anni il tasso di obesità è quasi triplicato (dal 2,6 al 6,6%). In quella fra i 35 e i 44 anni è passato dal 6,4 al 9,8%. Persino gli anziani non ne vengono risparmiati: dal 2003 il tasso fra gli over 74 è cresciuto dall’11 al 13,8% dello scorso anno.

E non deve ingannare il fatto che negli ultimi dodici mesi la corsa abbia leggermente rallentato. È vero, nel 2023 gli adulti obesi (I’11,8% del totale della popolazione) erano aumentati soltanto dello 0,4% rispetto all’anno prima. Ma nello stesso periodo la fascia di età 18-34 sembra non aver avuto alcuna intenzione di premere sul freno: fra il 2022 e il 2023 è passata dal 5 a 6,6%. Discorso analogo per gli anziani (65-74 anni), i più colpiti dal problema: lo scorso anno più di uno su 6 era obeso. Il tutto in un Paese in cui l’eccesso di peso in generale continua a riguardare poco meno di un adulto su due (46,3% della popolazione). Per quelli che «Grasso è bello» o «Le rotondità mettono allegria»: l’obesità è associata a oltre 200 complicazioni per la salute, incluse bazzecole come tumori, malattie cardiovascolari, diabete tipo 2 e patologie respiratorie croniche con conseguenze su morbilità e mortalità. Esageriamo? Per niente. L’obesità grave (quella che si verifica quando – semplificando – il peso del corpo supera quello ideale del 60%, circa 40 kg) è collegata a una diminuzione dell’aspettativa di vita e a un aumento della mortalità a prescindere da età, area geografica, titolo di studio o abitudine al fumo. L’87% di coloro che soffrono di obesità sviluppano ipertensione, cioè l’anticamera delle principali malattie cardiovascolari (infarti, ictus, insufficienza cardiaca).

In tutto questo non dovremmo dimenticare che un fenomeno di simili proporzioni è una bomba innescata per il Servizio sanitario nazionale. Un’emergenza per la salute pubblica capace di incidere profondamente sull’economia di qualunque Paese. Un enorme bulldozer lanciato a tutta velocità contro gli equilibri sociali di una comunità. Ecco perché l’obesità va affrontata con una strategia comune e su più livelli: è vero che esiste un inter-gruppo parlamentare su questo tema che si sta adoperando per far riconoscere l’obesità come malattia (ebbene sì, ancora non è considerata ufficialmente come tale), ma serve anche agire sulle famiglie, sulla scuola, sui contesti urbani e lavorativi. Servono alfabetizzazione da un lato e voglia di capire dall’altro. Far finta di niente e limitarsi a vivacchiare davanti a un quadro come questo vorrebbe dire sconfitta certa.

di Valentino Maimone

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