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Tulsa King

La serie tv “Tulsa King” e Sylvester Stallone gangster

Dopo aver spremuto fino all’ultimo capitolo possibile le saghe di Rocky e Rambo, Sylvester Stallone si è lanciato per la prima volta nel ruolo di protagonista di una serie tv, “Tulsa King”

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La serie tv “Tulsa King” e Sylvester Stallone gangster

Dopo aver spremuto fino all’ultimo capitolo possibile le saghe di Rocky e Rambo, Sylvester Stallone si è lanciato per la prima volta nel ruolo di protagonista di una serie tv, “Tulsa King”

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La serie tv “Tulsa King” e Sylvester Stallone gangster

Dopo aver spremuto fino all’ultimo capitolo possibile le saghe di Rocky e Rambo, Sylvester Stallone si è lanciato per la prima volta nel ruolo di protagonista di una serie tv, “Tulsa King”

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Dopo aver spremuto fino all’ultimo capitolo possibile le saghe di Rocky e Rambo, Sylvester Stallone si è lanciato per la prima volta nel ruolo di protagonista di una serie tv, “Tulsa King”

Dopo aver spremuto fino all’ultimo capitolo possibile le saghe di Rocky e Rambo, all’età di 76 anni Sylvester Stallone si è lanciato per la prima volta nel ruolo di protagonista di una serie tv, ottenendo un successo di pubblico e critica probabilmente superiore alle sue stesse aspettative. Disponibile da novembre 2022 su Paramount Plus, “Tulsa King” è una commedia crime leggera e divertente centrata completamente su uno Sly che riesce a prendersi in giro mentre finge di prendersi sul serio.

Il personaggio impersonato da Stallone è Dwight Manfredi, un ex luogotenente della mafia italiana di New York appena tornato in libertà dopo 25 anni di galera, scontati rigorosamente dietro le sbarre per non aver mai fatto la spia sulle attività della ‘famiglia’. Dwight si aspetta di riavere il suo posto di prestigio sulla piazza newyorkese, ma ormai il boss è vecchio e malato e – incalzato dal figlio e dai parenti più giovani – glielo nega. Dwight viene quindi spedito, che gli piaccia o meno, a colonizzare (mafiosamente parlando) la città di Tulsa nello sperduto Stato dell’Oklahoma, dove all’apparenza non c’è niente ma che proprio per questo diventerà l’opportunità del nostro eroe di ribellarsi e prendersi una rivincita costruendo un impero tutto suo.

Questa è la trama del primo episodio e fondamentalmente di tutti i 19 delle due stagioni uscite finora, senza particolari colpi di scena. Nel suo incontro-scontro con la realtà di Tulsa, Dwight dovrà industriarsi per trovare galoppini e alleati con cui organizzare una rete di piccoli e grandi traffici, che a ogni puntata richiede di fare questa o quella cosa, senza incontrare grosse difficoltà anche se, com’è facile intuire, a un certo punto i guai arrivano. Per molti versi la storia di “Tulsa King” assomiglia a un capitolo del videogioco “Grand Theft Auto” (nello specifico “Vice City”), dove il protagonista deve costruire un impero criminale partendo dal basso fino ad arrivare, missione dopo missione, ai livelli più alti del potere della città. Niente di particolare quindi, se non fosse per la fluidità della narrazione e i toni comici e caricaturali di uno Stallone 76enne gonfio e truccato che si atteggia a boss mafioso e sex symbol, con battute da boomer e atteggiamenti – la serie va assolutamente guardata in lingua originale – che lo spettatore è disposto a perdonare solo perché a metterli in scena è il buon vecchio Sly.

“Tulsa King” in fondo è una grande autoparodia, un distillato volutamente didascalico e umoristico di un cinema che ormai non esiste più, che per avere senso si affida al carisma di una delle icone assolute di quell’epoca. L’intera operazione sembra quindi ben consapevole e voluta nei suoi limiti, pertanto risulta difficile da giudicare. A una discreta quantità di spettatori “Tulsa King” apparirà irrimediabilmente vecchia, proprio nel senso di vetusta, compassata e facilona. Per tanti altri è invece una serie divertente e senza pretese che si guarda volentieri. I numeri l’hanno premiata e attualmente è uno dei maggiori successi di Paramount Plus.

Se il prodotto sta funzionando così bene è anche per la qualità degli autori che ci sono dietro: uno è Taylor Sheridan, sceneggiatore e regista di film di successo e della serie “Yellowstone”, l’altro è Terence Winter, creatore del capolavoro “The Sopranos” e dell’ottima “Boardwalk Empire”. La seconda stagione di “Tulsa King” si avventura su toni più seriosi e ci riesce solo in minima parte, ma senza snaturarsi e restando godibile, mentre la terza è già in fase di produzione, con enorme soddisfazione di Stallone.

di Federico Bosco

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