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Democrazia e giornali che siano tali

I social non svolgono la stessa funzione dei giornali e sono molto manipolabili

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Democrazia e giornali che siano tali

I social non svolgono la stessa funzione dei giornali e sono molto manipolabili

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Democrazia e giornali che siano tali

I social non svolgono la stessa funzione dei giornali e sono molto manipolabili

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I social non svolgono la stessa funzione dei giornali e sono molto manipolabili

La crisi delle vendite dei giornali è ormai un fenomeno costante, in tutti i Paesi democratici, per motivi legati allo sviluppo dell’informazione sul web ma non solo. Negli Stati Uniti questa tendenza ha portato tuttavia a un deficit di copertura informativa che, in ultima analisi, ha contribuito al deterioramento della democrazia. Secondo i dati raccolti dall’annuale “State of Local News Report”, pubblicato nelle scorse settimane dalla Scuola di giornalismo della Northwestern University, nel 2023 hanno chiuso ben 127 giornali, lasciando scoperte oltre 1.500 contee. Queste aree, che comprendono circa 55 milioni di abitanti, sono attualmente prive di qualsiasi fonte di notizie locali.

Cosa rimane dunque in questi territori? Prevalentemente contenuti social, più manipolabili e privi di controlli. Certo, anche i giornali hanno commesso errori. Nella stessa relazione si evidenzia come molte testate abbiano abusato dei sussidi concessi durante la pandemia di Covid-19, confidando erroneamente nel fatto che la crescita di lettori registrata in quel periodo – con conseguente aumento degli introiti pubblicitari e degli abbonamenti – sarebbe durata per sempre.

I modelli di business tradizionali sono insostenibili nelle aree rurali, mentre nelle città una minima audience è ancora possibile. Tuttavia, secondo un’indagine di Reporter Sans Frontières, questa situazione ha provocato un’erosione della democrazia. Un minor numero di testate significa infatti maggiore disinformazione, più corruzione politica e una ridotta consapevolezza collettiva. Secondo Al Cross, fondatore della Scuola di giornalismo rurale dell’Università del Kentucky, l’ultima è stata «l’elezione più disinformata di sempre». A suo avviso, la situazione è ancora più critica: «Ci sono contee che possiedono ancora testate locali, almeno nominalmente, ma queste ormai si sono ridotte a ‘giornali fantasma’». Cross porta un esempio concreto: «Il 5 settembre 2023, su un piccolo settimanale di Hutchinson, in Kansas, è uscito un articolo su una casa di riposo locale. Peccato che si trovasse in un’altra Hutchinson, che si trova in Minnesota». Un caso emblematico che mostra uno scenario di crisi profonda.

La relazione di Reporter Sans Frontières individua la Florida, fra gli Stati americani più popolosi, come uno dei territori dove la situazione si è aggravata sotto ogni punto di vista. Non solo circa 300mila abitanti sono ormai privi di una fonte di notizie del territorio, ma gli amministratori locali – a partire dal governatore repubblicano Ron DeSantis – hanno assunto atteggiamenti sempre più ostili verso la stampa. Una recente legge ha persino reso più facile querelare i giornalisti. Secondo Cross la responsabilità principale va attribuita a Donald Trump: «Da quando è entrato sulla scena politica nazionale, il suo modo di additare la stampa come ‘nemico’ ha influenzato anche gli esponenti politici locali».

Nonostante il quadro sconfortante, esistono modelli di business che cercano di uscire dalla spirale negativa fatta di calo dei lettori e perdita degli introiti pubblicitari. Dal 2019 è attivo su tutto il territorio federale “States Newsroom”, un progetto non profit basato su donazioni individuali, che riesce a coprire tutti gli Stati americani attraverso la creazione di piccole redazioni composte da quattro o sei giornalisti. Persino nella remota Alaska è nato “Alaska Beacon”, con l’obiettivo di garantire la copertura delle notizie in uno dei territori più difficili. Tuttavia, la strada è ancora in salita: i lettori continuano ad affidarsi ai social per informarsi, esponendosi al rischio di notizie manipolate ad arte.

di Matteo Muzio

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