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Crisi governo Francia

Crisi in Francia, Le Pen e Mélenchon pronti a votare la sfiducia a Barnier

La France Insoumise (Lfi) di Mélenchon e il Rassemblement National (Rn) di Le Pen si uniscono per far cadere il governo Barnier

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Crisi in Francia, Le Pen e Mélenchon pronti a votare la sfiducia a Barnier

La France Insoumise (Lfi) di Mélenchon e il Rassemblement National (Rn) di Le Pen si uniscono per far cadere il governo Barnier

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Crisi in Francia, Le Pen e Mélenchon pronti a votare la sfiducia a Barnier

La France Insoumise (Lfi) di Mélenchon e il Rassemblement National (Rn) di Le Pen si uniscono per far cadere il governo Barnier

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La France Insoumise (Lfi) di Mélenchon e il Rassemblement National (Rn) di Le Pen si uniscono per far cadere il governo Barnier

Caos in Francia e governo estremamente in bilico. Il premier francese Michel Barnier aveva annunciato di ricorrere all’articolo 49.3 della Costituzione per adottare il bilancio sul welfare. Ma questa decisione di aggirare il voto in aula per far passare il tanto contestato bilancio non è piaciuta. La France Insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon ha deciso una “mozione di censura” (sfiducia) contro il governo. Poco dopo, anche il Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen ha dichiarato che voterà insieme alla sinistra per un unico obiettivo: far cadere il governo.

Dopo giorni di minacce, Marine Le Pen ha confermato la crisi di governo: il Rassemblement National voterà la sfiducia contro il governo Barnier assieme alla sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon. L’esecutivo di minoranza, nato dopo le elezioni francesi dello scorso 30 giugno e guidato dalla destra gollista, ha retto finora grazie all’appoggio esterno dei lepenisti (i 125 deputati del Rn avevano giustificato la scelta dichiarandosi «non pregiudizialmente ostili»). Ma la precarietà che ha finora contraddistinto questa insolita maggioranza si è rivelata, prevedibilmente, la causa del suo stesso fallimento. I motivi dietro l’offensiva dei sovranisti sono semplici: Jordan Bardella e Marine Le Pen intendevano sfruttare il loro nuovo ruolo politico per istituzionalizzarsi in vista delle presidenziali del 2027, rompendo il cordone sanitario attorno al Rassemblement National, ma la mancata apertura da parte dei partiti di governo ha ostacolato, di fatto, l’operazione.

L’estrema destra sostiene di aver deciso di staccare la spina all’esecutivo dopo che il premier, Michel Barnier, si è rifiutato di accogliere le richieste dei lepenisti sulla manovra finanziaria del 2025. È per questo che già questa mattina, il presidente del Rn, Jordan Bardella, ha dichiarato: «Il Rassemblement national azionerà il meccanismo del voto di censura, a meno di un miracolo dell’ultimo minuto». Secondo molti commentatori, però, il vero motivo che ha spinto Le Pen a questo cambio di strategia è da ricercare nelle conseguenze derivate dal recente processo che la vede imputata (l’accusa ha chiesto cinque anni di carcere e l’ineleggibilità per appropriazione indebita di fondi del Parlamento europeo). Esulta Jean-Luc Mélenchon, il leader indiscusso de La France Insoumise, che sui suoi canali social ha scritto: «Non possiamo fare cadere sui francesi le colpe del governo attuale e di Macron […] Tutte le manovre per salvare il governo Barnier sono fallite. Cadrà. E Macron, unico responsabile della crisi finanziaria e politica, deve andarsene per ridare la parola ai francesi». Emmanuel Macron, da parte sua, respinge qualsiasi ipotesi di dimissioni. Mentre il governo Barnier rischia di ottenere il record di esecutivo più breve della storia recente francese (in carica per soli tre mesi), l’unica certezza è che il “Fronte repubblicano” pubblicizzato all’inizio della scorsa estate è definitivamente morto.

di Antonio Pellegrino

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