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Artisti IA

Musica senza musicisti, in Spagna la prima etichetta con artisti creati dall’IA

In Spagna è stata lanciata la prima casa discografica al mondo che rappresenta artisti “inesistenti”. Si chiama All Music Works e produce brani generati esclusivamente tramite l’IA

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Musica senza musicisti, in Spagna la prima etichetta con artisti creati dall’IA

In Spagna è stata lanciata la prima casa discografica al mondo che rappresenta artisti “inesistenti”. Si chiama All Music Works e produce brani generati esclusivamente tramite l’IA

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Musica senza musicisti, in Spagna la prima etichetta con artisti creati dall’IA

In Spagna è stata lanciata la prima casa discografica al mondo che rappresenta artisti “inesistenti”. Si chiama All Music Works e produce brani generati esclusivamente tramite l’IA

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In Spagna è stata lanciata la prima casa discografica al mondo che rappresenta artisti “inesistenti”. Si chiama All Music Works e produce brani generati esclusivamente tramite l’IA

Gli autori musicali bocciano l’IA. È sostanzialmente questo il risultato del sondaggio condotto dalla Siae – con Civita e Swg – e pubblicato nella prima indagine sulla percezione dell’intelligenza artificiale, presentata in occasione del XV Rapporto Civita durante l’evento “Next Gen AI. Opportunità e lati oscuri dell’intelligenza artificiale nel mondo culturale e creativo”. Secondo la ricerca (la prima nel suo genere) circa la metà degli intervistati dichiara di utilizzare correntemente strumenti di intelligenza artificiale, ma soltanto uno su tre ha sperimentato sistemi ‘generativi’ e soprattutto per un uso esplorativo. Il 60% di coloro che vi ricorre, ad esempio per la generazione di contenuti testuali, lo fa soltanto per raccogliere spunti creativi o affinare testi già esistenti. Ma la diffidenza è comunque elevata. Principalmente perché esiste il fondato timore che questi nuovi mezzi possano erodere i guadagni derivanti dal diritto d’autore, arrivando pian piano a soppiantare l’elemento della creatività umana.

A sostegno di tale tesi arriva anche il risultato di un ulteriore studio presentato dalla Confederazione internazionale delle società di autori e compositori (Cisac), incentrato sull’impatto economico dell’IA nei settori musicale e audiovisivo. L’indagine stima infatti che entro il 2028 il mercato delle opere generate attraverso l’intelligenza artificiale sarà in grado di generare ricavi significativi. Nel solo mondo della musica i numeri sono da capogiro: si parla di oltre 40 miliardi di euro in cinque anni, un numero che rappresenta il 60% dei guadagni provenienti dai cataloghi musicali, con una potenziale perdita del 24% degli introiti per i creatori umani. La sfida, a questo punto, è quella di riuscire a individuare il corretto equilibrio fra l’integrazione tecnologica e la salvaguardia della creatività degli artisti. Un obiettivo che passa anche attraverso un’armonizzazione internazionale delle normative sul diritto d’autore.

All’estero la situazione pare invece aver preso un’altra piega. In Spagna è stata lanciata la prima casa discografica al mondo che rappresenta artisti ‘inesistenti’. Si chiama All Music Works (Amw) e produce brani generati esclusivamente tramite l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. I fondatori affermano di non limitarsi a seguire le regole, quanto piuttosto a riscriverle, autodefinendosi «pionieri nell’integrazione dell’IA nella musica». Quella dell’etichetta spagnola è una soluzione che potrebbe effettivamente rivoluzionare il music business. Peraltro, i brani prodotti dalla IA non hanno nulla di amatoriale e difficilmente potrebbero essere distinti da quelli realizzati da un musicista in carne e ossa, risultando così molto credibili al pari delle biografie dei loro artisti virtuali. Come nel caso di Alma Brava, cantante di pop alternativo, nata a Barcellona; oppure i Riftboys, un fantomatico collettivo di Portland che «fonde elementi hip-hop, trap e R&B con un’energia che sfida i generi». Senza dimenticare Miyoo, «giovane artista sudcoreana che sta rivoluzionando la scena con la sua fusione fra K-pop digitale e stili urban». Nessuno di questi esiste nella realtà e l’operazione della casa discografica spagnola appare più come un esperimento. Che però potrebbe trovare spazio nel mondo reale, al pari degli influencer creati con l’ausilio dell’IA che hanno portato i loro creatori a guadagni consistenti. Questi ultimi molto, ma molto veri.

di Stefano Faina e Silvio Napolitano

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