Caso Pelicot, condannato a 20 anni il marito che fece stuprare la moglie da 50 sconosciuti
Sentenza storica nel tribunale di Avignone, Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di carcere e con lui sono stati condannati anche tutti i 50 uomini che hanno abusato della donna
Caso Pelicot, condannato a 20 anni il marito che fece stuprare la moglie da 50 sconosciuti
Sentenza storica nel tribunale di Avignone, Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di carcere e con lui sono stati condannati anche tutti i 50 uomini che hanno abusato della donna
Caso Pelicot, condannato a 20 anni il marito che fece stuprare la moglie da 50 sconosciuti
Sentenza storica nel tribunale di Avignone, Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di carcere e con lui sono stati condannati anche tutti i 50 uomini che hanno abusato della donna
Sentenza storica nel tribunale di Avignone, Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di carcere e con lui sono stati condannati anche tutti i 50 uomini che hanno abusato della donna
Dominique Pelicot, il principale imputato accusato di avere drogato la moglie Gisèle per quasi un decennio stuprandola e facendola violentare da decine di uomini mentre lei si trovava in stato di incoscienza, è stato condannato al massimo della pena di 20 anni di carcere (con due terzi della pena cautelare), al termine di un processo storico avvenuto nel tribunale di Avignone. La sentenza è stata da poco pronunciata davanti alla donna e ai tre figli avuti con il marito (presente anche lui). Nel corso della mattinata verranno precisate le pene nei confronti dei co-imputati.
Dal 2 settembre ad oggi 50 uomini sono stati processati, ma si stima che almeno altri trenta abbiano partecipato alle violenze e siano riusciti a sfuggire all’identificazione e al processo.
Gisèle Pelicot, la vittima 72enne, è diventata un’eroina per l’opinione pubblica francese e mondiale per il coraggio con il quale ha affrontato e denunciato i suoi stupratori. “A vergognarsi devono essere loro, non io”, aveva dichiarato la donna, che ha voluto che il processo fosse pubblico, rendendo visibili i video delle violenze sessuali subite, meticolosamente registrati, conservati e catalogati dal marito.
Di Claudia Burgio
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