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Putin esercito russo

La strategia di Putin in vista dei colloqui con Trump

A Mosca si rincorrono le voci sulle possibili strategie che Vladimir Putin starebbe definendo alla vigilia dell’incontro con Trump

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La strategia di Putin in vista dei colloqui con Trump

A Mosca si rincorrono le voci sulle possibili strategie che Vladimir Putin starebbe definendo alla vigilia dell’incontro con Trump

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A Mosca si rincorrono le voci sulle possibili strategie che Vladimir Putin starebbe definendo alla vigilia dell’incontro con Trump

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A Mosca si rincorrono le voci sulle possibili strategie che Vladimir Putin starebbe definendo alla vigilia dell’incontro con Trump

Mosca – In attesa dell’insediamento ufficiale della nuova amministrazione americana si attende l’incontro tra Putin e Trump, che dovrebbe decidere le sorti del conflitto ucraino. A Mosca si rincorrono inevitabilmente le voci sulle possibili strategie che i due presidenti starebbero definendo alla vigilia.

Come per dei buoni giocatori di poker, alcune carte che i leader vorranno giocare sembrano ancora coperte. Secondo il moscovita “Expert” Vladimir Putin, durante i colloqui, chiederà che l’Ucraina tagli nettamente i legami militari con la Nato. Che si trasformi in uno Stato neutrale e dotato solo di un mini-esercito. Si tratta di posizioni già note. Meno noto è, secondo il giornale russo, che “Putin sembra sempre più convinto della superiorità delle truppe russe sul campo di battaglia”.

Allo stesso tempo, il Cremlino non si opporrebbe a forniture di armi a Kiev da parte singoli Paesi dell’Alleanza Atlantica. Pur sempre nel quadro di accordi bilaterali di sicurezza, come dichiara una fonte vicina al Cremlino che ha familiarità con eventuali negoziati. Secondo “Kommersant” tutto ciò potrà avvenire a una sola condizione: che le armi non siano usate contro la Russia. O per riprendere i territori ucraini occupati. Ma le pretese dello zar non si fermerebbero qui. Nei colloqui a due, Putin insisterà per mantenere il controllo almeno sul 20% di territori ucraini già sotto l’amministrazione del suo esercito. Ma se sulla Crimea non c’è spazio di trattativa, per “Komsomolskaya Pravda” Mosca sarebbe disponibile a scambiare alcune aree. Quali non si sa, ma si può immaginare che si parli della provincia di Zaporizha dove c’è la famosa centrale nucleare contesa con Kiev.

Secondo l’editorialista di “Vedomosti” Roman Romanov, il colloquio Putin-Trump potrebbe tenersi senza che le rispettive delegazioni decidano un’agenda definita in anticipo. E senza condizioni particolari per iniziare il dialogo. Putin conosce bene la tendenza di Trump a decidere d’istinto, facendo conto sulla propria visione geopolitica. Da questo punto di vista lo vorrebbe assecondare, almeno in una prima fase. Anche per capire se l’intenzione del presidente americano sia veramente di chiudere il capitolo ucraino per concentrarsi su quello cinese. Per “Vedomosti” si tratterebbe di un problema di non poco conto, visto che in questi tre anni sono stati fatti dei passi avanti per costituire un’alleanza militare russo-cinese.

Una posizione condivisa da Kostantin Eggert, giornalista di un portale russo di opposizione pubblicato all’estero. Su “DW” ricorda che è possibile “prevedere con una certa sicurezza la politica di Washington nei confronti dei due principali alleati della Russia, l’Iran e la Cina. Non diventerà più morbida sotto Trump. Questa è una cattiva notizia per il Cremlino. La pressione americana su Teheran aumenterà sotto i repubblicani, forse fino al punto di tentare un cambio di regime”.

La narrativa che si cerca di diffondere in Russia è che Putin, essendo il leader di una potenza nucleare, abbia un vantaggio inattaccabile in anticipo. Ma si possono avere dei seri dubbi a proposito. Come scrive ancora Eggert, “il crollo del regime di Assad ha dimostrato al mondo l’incompetenza dei servizi di sicurezza russi. Che non hanno previsto l’inizio dell’offensiva dei ribelli. La guerra di tre anni contro l’Ucraina ha mostrato l’arretratezza dell’economia russa. Il carattere amorfo della società russa. La lentezza e l’incompetenza della corrotta burocrazia e l’impotenza della sua diplomazia. Se Putin deciderà di impegnarsi nel dialogo con l’Ucraina, si presenterà al tavolo dei negoziati notevolmente più debole di prima. Trump probabilmente non lo affonderà, non si accovaccerà nemmeno davanti a lui”.

Di Yurii Colombo

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