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Il giuramento divisivo di Donald Trump – IL VIDEO

Donald Trump apre la sua seconda presidenza con un discorso di parte. Un attacco frontale agli avversari e all’amministrazione Biden

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Donald Trump apre la sua seconda presidenza con un discorso di parte. Un attacco frontale agli avversari e all’amministrazione Biden

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Donald Trump apre la sua seconda presidenza con un discorso di parte. Un attacco frontale agli avversari e all’amministrazione Biden

Donald Trump ha giurato come nuovo presidente degli Stati Uniti. Prima del giuramento, il discorso della senatrice repubblicana Deb Fisher, che ha funto, simbolicamente, da ponte tra Joe Biden e Donald Trump. Seduti rispettivamente alla sua sinistra e alla sua destra. E l’invocazione del reverendo Francis Mann (seguita da una benedizione che ha sottolineato il “ruolo divino” nell’attentato sventato dello scorso 14 luglio). Poi, poco dopo mezzogiorno e in un clima di apparente pacificazione, il giuramento formale.

«Io, Donald John Trump» esordisce il presidente, recitando la formula di rito, «giuro solennemente che eseguirò fedelmente il dovere di presidente degli Stati Uniti. E, al meglio della mia capacità, preserverò, proteggerò e difenderò la costituzione degli Stati Uniti e che Dio mi assista». Il silenzio dura poco e viene immediatamente rotto da un «congratulazioni, presidente» pronunciato dal giudice che ha eseguito la cerimonia, seguito dalle tradizionali ventuno cannonate a salve.

La presenza degli ex presidenti (spiccano in prima fila i democratici Obama e Clinton e il repubblicano Bush) e la cordialità di Biden fanno pensare a un evento sopra le parti. Ma di fatto non è così. I repubblicani hanno la maggioranza al Congresso. Ed è per questo che il giuramento del loro presidente diventa, a tutti gli effetti, una “giornata rossa” (dal colore identificativo del Grand Old Party). Il discorso di insediamento lo ha confermato.

Donald Trump ha dichiarato: «Grazie a tutti, davvero grazie […] comincia adesso l’era d’oro degli Stati Uniti d’America. Da questo giorno in poi il nostro Paese fiorirà e sarà di nuovo rispettato in tutto il mondo. […] Saremo l’invidia di tutto il mondo e in ogni giornata dell’amministrazione Trump darò priorità agli Stati Uniti d’America. Alla nostra sovranità. Ci sarà di nuovo sicurezza e la bilancia della giustizia sarà riequilibrata […]. Il nostro obiettivo principale sarà quello di creare una nazione rispettata e libera».

Il momento istituzionale e pacifico è durato poco, finendo del tutto con l’attacco di Trump all’amministrazione precedente. «Abbiamo un governo che non riesce a gestire una semplice crisi in casa. Che all’estero non protegge i nostri cittadini americani, ligi alla legge. E allo stesso tempo difende e offre tutela e a pericolosissimi criminali, spesso malati psichiatrici. Un governo che ha dato fondi illimitati alla difesa dei confini esteri ma che si rifiuta di tutelare i confini americani». Biden e Harris non hanno applaudito così come un’ampia fetta della platea. Quella presa di mira da parte dell’attacco frontale di Trump (un «tradimento» verso gli americani).

Il rimando all’attentato con l’invocazione a Dio – «Dio mi ha salvato affinché l’America potesse tornare grande» – ha anticipato l’exploit che ha accompagnato l’elenco dei primi ordini esecutivi della sua amministrazione. Ordini esecutivi focalizzati sui temi forti della sua campagna elettorale: sicurezza, lotta al “gender”, riabilitazione dei no-vax, dazi, e surreali mire espansionistiche. Un giuramento senza precedenti, per ovvi motivi. Tra gli ordini esecutivi annunciati dal presidente vi sono la dichiarazione dell’emergenza nazionale in chiave anti-migratoria: «Da oggi politica di emergenza nei confini meridionali: espulsione e respingimento per milioni e milioni di immigrati illegali. Manderò l’esercito».

L’annuncio del ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi: «Esporteremo l’energia americana in tutto il mondo, abbiamo gas e petrolio. Metteremo fine al New Deal verde, cancelleremo le leggi sui veicoli elettrici». Le riassunzioni (e il risarcimento) del personale militare che si è rifiutato di sottoporsi ai vaccini anti-Covid e la promessa di «riprendersi il canale di Panama». La trasformazione del «Golfo del Messico in Golfo d’America». Fino alla paventata conquista americana di Marte. «Metteremo la nostra bandiera a stelle e strisce su Marte», ha detto il presidente suscitando l’esultanza, ripresa dalle telecamere, di Elon Musk». «Che Dio benedica l’America» ha concluso Donald Trump, cosciente di aver realizzato la sua vendetta.

Di Antonio Pellegrino

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