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Roccaraso

Roccaraso e l’abominevole domenica sulle nevi

La vicenda di Roccaraso ha conservato tutti gli aspetti surreali che ci hanno colpito all’arrivo delle prime, apocalittiche immagini della scorsa domenica

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Roccaraso e l’abominevole domenica sulle nevi

La vicenda di Roccaraso ha conservato tutti gli aspetti surreali che ci hanno colpito all’arrivo delle prime, apocalittiche immagini della scorsa domenica

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Roccaraso e l’abominevole domenica sulle nevi

La vicenda di Roccaraso ha conservato tutti gli aspetti surreali che ci hanno colpito all’arrivo delle prime, apocalittiche immagini della scorsa domenica

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La vicenda di Roccaraso ha conservato tutti gli aspetti surreali che ci hanno colpito all’arrivo delle prime, apocalittiche immagini della scorsa domenica

La vicenda di Roccaraso ha conservato tutti gli aspetti surreali che ci hanno colpito all’arrivo delle prime, apocalittiche immagini della scorsa domenica. Il fatto, però, ha assunto contorni via via più seri.
Perché non si è trattato (solo) di un fenomeno di follia collettiva, di una giornata di pura tregenda trascorsa da 15-20mila persone pigiate nei pullman e nelle stradine di un paesino di montagna o su dei prati con poca neve e lasciati in condizioni pietose.

L’abominevole domenica delle nevi di Roccaraso ci racconta molto di alcuni dei meccanismi che ormai sono in grado di determinare il quotidiano di milioni di persone. Gli stessi meccanismi che possono indirizzare o persino controllare l’informazione e la formazione della pubblica opinione.

La del tutto improbabile tiktoker napoletana Rita De Crescenzo – indicata come la massima ispiratrice dell’esodo biblico dei 220 pullman verso Roccaraso – non avrebbe mai potuto ottenere alcun effetto, pur con tutti gli scomposti e tamarri appelli al suo milione e mezzo di follower su TikTok, senza precise caratteristiche dell’universo social: la viralità di un tipo di comunicazione, l’inseguirsi fra “simili” garantito dall’algoritmo e su tutto la deresponsabilizzazione assoluta delle piattaforme e quella troppe volte assicurata a “content creator” senza scrupoli.

Sono i buchi neri su cui non smetteremo mai di interrogarci, finché vorremo conservare un minimo di coscienza delle meravigliose opportunità offerte da questo mondo, ma anche dei suoi inquietanti punti interrogativi.

Non ci azzarderemo, insomma, ad affiancare Rita De Crescenzo a Mark Zuckerberg (a tutto c’è un limite), ma quando quest’ultimo si lancia negli spericolati appelli alla “libertà contro la censura” – in particolar modo quella incarnata dalle norme dell’Unione europea – non ci fa sapere come dovremmo attrezzarci per evitare un uso scomposto e cinico delle piattaforme social.

Quello che dovremmo avere la forza di chiedere a Meta, X, Microsoft, Google, TikTok e compagnia è come potremmo tutelarci – oltre che dai grandi rischi connessi alla manipolazione dell’informazione – tanto per cominciare da tutte le Rita De Crescenzo di questo mondo. Perché tutto ciò che al momento riusciamo a opporre sono strade chiuse e pullman a targhe alterne. Queste sì, oggettive limitazioni alla libertà di movimento e organizzazione – se vogliamo dirla fino in fondo – mentre non si ha alcun’arma contro chiunque possa manipolare dei follower fino a usarli come “eserciti” privati a disposizione dei propri scopi.

Il catastrofico danno di immagine subito da Roccaraso, se ci pensate, sarà pagato da operatori turistici e abitanti del centro abruzzese, ridotto a cavia di un inquietante esperimento sociale.
Involontario, si intende, perché la De Crescenzo pensa ai soldi, si fa un baffo di polemiche e divieti e convoca le sue truppe con colazione al sacco anche per domenica prossima.
È tranquilla, lei

di Fulvio Giuliani

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