Pari opportunità, Camussi (F.Ossicini): “Educare a relazioni per libera espressione”
Milano, 4 mar. (Adnkronos) – “L’educazione alle relazioni serve a rendere bambini e bambine, poi ragazzi e ragazze, consapevoli dei diritti alla libera espressione di sé. In particolare, penso non solo alla libera espressione delle donne, ma anche alla capacità del maschile, non ancora sufficientemente accompagnata, di poter esprimere delle emozioni di fatica, di sofferenza o di preoccupazione, rispetto alla propria capacità di stare o non stare dentro le relazioni”.
Lo afferma Elisabetta Camussi, docente di Psicologia sociale presso l’università Milano Bicocca e presidente della Fondazione Ossicini, in occasione della presentazione della campagna ‘Dire, fare, amare’, a favore dell’educazione alle relazioni nella scuola, lanciata da Coop nell’ambito della quinta edizione del progetto ‘Close the gap’ dedicato alla parità di genere e all’inclusione.
Nel corso dell’evento, Coop ha presentato anche gli ultimi dati di avanzamento del suo impegno per la parità di genere e l’inclusione, come le certificazioni di genere e l’inserimento di donne vittime di violenza e i risultati dell’indagine ‘La scuola degli affetti” svolta in collaborazione con Nomisma. In merito all’indagine, la professoressa Camussi spiega: “L’importanza di avere dei buoni dati deriva dalla qualità con la quale si fanno le domande – sottolinea – Abbiamo lavorato molto a costruire domande che permettessero di raccogliere la totalità degli atteggiamenti e dei comportamenti delle persone”.
L’indagine è stata condotta su “un campione stratificato, quindi rappresentativo della popolazione rispetto alla questione che stavamo indagando – fa sapere Camussi – che abbiamo particolarmente focalizzato come la necessità dell’educazione alle relazioni come materia che fa parte dell’esperienza scolastica”, dice.
Dall’analisi è emerso che “l’educazione alle relazioni diventa il punto focale nel quale ricade tutta una serie di dimensioni che ineriscono sia l’intervento nelle situazioni che presentano già criticità – riprende – sia le possibilità di prevenire una serie di violazioni e soprattutto offrono alla famiglia, attraverso l’esperienza scolastica e l’intervento di psicologi e psicologhe, la possibilità di avere un’interlocuzione rispettosa delle questioni che, in una società complessa come quella nella quale viviamo, non possono essere ridotte a banalizzazioni rispetto alle quali c’è solo una opinione, c’è solo una modalità – spiega – Occorre invece lavorare su un’educazione che, a partire dalla scuola primaria, arrivi fino all’adultità e renda tutti e tutte noi consapevoli, ad esempio, degli automatismi che scattano quando abbiamo a che fare con le questioni di genere e gli automatismi che riguardano il nostro pensarci come uomini e come donne, ma anche gli automatismi che riguardano le credenze rispetto a come noi pensiamo debbano andare le relazioni”, le sue parole.
Poi Camussi si focalizza sugli aspetti che stanno alla base della violenza di genere: “Riguardano il significato, i simboli, i sistemi di credenze, le rappresentazioni che del femminile e del maschile abbiamo – illustra -. L’educazione alle relazioni insegna, tra le altre cose, a distinguere tra conflitto e violenza. Il conflitto è una situazione nella quale due interlocutori, quali che siano anche dentro una coppia, sono alla pari. La violenza è quando la possibilità di esprimersi riguarda solo una delle due parti, mentre l’altra parte è messa sistematicamente in una condizione di svantaggio. Di solito ad essere una condizione di svantaggio sono le donne che – continua – a seguito anche dei processi di socializzazione, tendono ad interpretare questa condizione di passività nella quale vengono messe come una condizione che non può che essere tale e che come tale non può essere cambiata”, conclude.
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