Fab13, Fortis (Fondazione Edison): “18 miliardi di fatturato e 1 miliardi in R&S”

Roma, 17 mar. (Adnkronos Salute) – “Hanno cuore e cervello in Italia”. Sono le “13 imprese con un fatturato cresciuto tantissimo, sfiora i 18 miliardi di euro”, e che investono “oltre 1 miliardo in ricerca e sviluppo”. Anche per questo “meritano una maggiore attenzione da parte dell’opinione pubblica. Abbiamo 13 grandi protagonisti italiani che fanno sforzi enormi per poter competere con i gruppi mondiali e che investono molto nel nostro Paese in ricerca, produzione, occupazione e formazione del personale”. Lo ha detto Marco Fortis, vicepresidente e coordinatore della Fondazione Edison, oggi a Milano, alla presentazione dell’ultimo rapporto della Fondazione dedicato alle Fab13, le storiche multinazionali del Made in Italy farmaceutico di Farmindustria.
Queste imprese “a capitale italiano sono in grande sviluppo sui mercati esteri sia attraverso l’esportazione, sia attraverso acquisizioni di aziende e sviluppo di prodotti all’estero – aggiunge Fortis – Il mercato estero, infatti, conta ormai circa il 70% dell’attività di queste imprese, mentre quello italiano, purtroppo, è molto bloccato dai prezzi amministrati” dalle autorità e ha “uno sviluppo più limitato. Il Made in Italy – riflette – è un fenomeno estremamente complesso. L’Italia produce quasi tutto e negli innumerevoli prodotti che sappiamo fare abbiamo leadership di nicchia, che spesso sono poco conosciute, come quelle della meccanica, dell’ottica, del settore della cosmesi, che si è sviluppato anch’esso molto in questi anni. Ma, soprattutto, questo settore della farmaceutica a capitale italiano rappresenta un’iniezione formidabile di nuovo valore, occupazione, ricerca e sviluppo che viene fatto nel nostro Paese ed è uno dei tanti fattori di successo del Made in Italy, in questo momento, sul mercato”.
Riferendosi al panorama internazionale, Fortis osserva che “spesso l’Italia è stata accusata, da una corrente prevalente di opinione pubblica, di economisti e di commentatori, di essere un Paese incapace di fare ciò che facevano i ‘Paesi modello’, come l’America dove si premiava il merito, l’innovazione, il ‘free trade’ e la liberalizzazione dei mercati”, o come “la Germania che sapeva esportare anche in Cina. Dell’Italia si diceva invece che le nostre Pmi erano troppo piccole e non sapevano crescere”. In realtà, però, “i dati dimostrano che l’Italia è riuscita a fare tutto ciò che questo pensiero mainstream sosteneva non fosse capace di fare. Ora, questi modelli non sono più tali, perché l’America adesso sta imponendo i dazi e la Germania è crollata su se stessa, con la crisi dell’auto e con la trasformazione della Cina da mercato a concorrente”. Attualmente “siamo in un momento paradossale, dove l’Italia ha fatto tutti ‘i compiti a casa’ che si pensava non fosse in grado di fare, compreso quello di mantenere sotto controllo il suo debito pubblico, mentre invece altri Paesi oggi stanno vincendo, non con quelli che una volta erano considerati meriti, ma solo con la prepotenza perché, quando qualcuno mette – conclude – i dazi è prepotente”.
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