I Samar raccontano il nuovo singolo “Viola (Modigliani)”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Samar in occasione dell’uscita del loro nuovo singolo “Viola (Modigliani)”

I Samar raccontano il nuovo singolo “Viola (Modigliani)”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Samar in occasione dell’uscita del loro nuovo singolo “Viola (Modigliani)”
I Samar raccontano il nuovo singolo “Viola (Modigliani)”
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i Samar in occasione dell’uscita del loro nuovo singolo “Viola (Modigliani)”
“Viola (Modigliani)” è il nuovo singolo dei Samar, la giovane band composta da Fabio (voce), Francesco (chitarra), Jhonny (tastiere, basso), David (chitarra) ed Edoardo (batteria).
Questo nuovo singolo è un brano pop dalle sonorità stratificate, in cui si fondono influenze rock. Il pezzo affonda le radici in una storia di giovinezza e disillusione, ispirandosi al primo amore infranto di un giovanissimo Cesare Pavese, come ci ha raccontato Fabio, frontman della band, in una chiacchierata di qualche giorno fa. L’occasione giusta per sapere un po’ di più di questa canzone e di questo progetto

Com’è nata “Viola (Modigliani)”?
Ci eravamo ritrovati ad ascoltare un pezzo di De Gregori, “Alice”, che abbiamo scoperto esser ispirata ad una poesia di Pavese: a 16 anni si era innamorato di una ballerina che danzava in un caffè-teatrino vicino alla sua scuola. Lui racconta che, come avevano concordato, il giorno dopo si è presentato di fronte al teatro e ha aspettato lì per ore… ma lei non arrivava.
Alla fine, ovviamente, se n’è andato. Poi ha scoperto che in realtà la ballerina c’era, ma era nel retro del locale con un altro ragazzo. Lui invece si è preso una pleurite, ha saltato la scuola per circa tre mesi — se non sbaglio — rischiando anche la bocciatura. E oltre a tutto questo, l’episodio gli ha causato anche gravi problemi di autostima, soprattutto nei rapporti con le donne. Questo, almeno, è quello che siamo riusciti a ricostruire sulla vicenda. La ragazza in questione si chiamava Pucci, ma lui le aveva dedicato una poesia che cominciava con: “Ballerina, ballerina bruna…”, mi pare. Comunque, per comodità, abbiamo deciso di darle un altro nome: l’abbiamo chiamata Viola.
Poi, chiaramente, tutta la canzone è stata modernizzata: ci sono tanti riferimenti a elementi che, ovviamente, negli anni Venti non esistevano — dai contesti internazionali a certe immagini contemporanee. È evidente che tutto questo appartiene a un linguaggio molto più moderno.
Come si inserisce questo singolo nel vostro percorso?
Mi ricollego a quello che diceva Francesco: cerchiamo di lasciare il meno possibile al caso, e di programmare tutto il più possibile. In questo momento stiamo già lavorando al prossimo progetto, che dovrebbe uscire intorno a maggio, sarà qualcosa di un po’ più piccolo.
Poi ce ne saranno altri due, tendenzialmente entro la fine del 2025. Non abbiamo ancora delle date precise, ma stiamo già pianificando un po’ quelle che saranno le nostre prossime mosse.

Come scrivete di solito?
Fondamentalmente cerchiamo sempre di lavorare insieme, ognuno ovviamente con il proprio ruolo, con il proprio campo di riferimento.
In questo caso, ad esempio, siamo partiti da un’idea di testo che avevo io. Avevo buttato giù una prima bozza e anche un’idea melodica molto semplice, una sorta di spunto iniziale.
Poi ho lavorato con David per provare a costruire una struttura di base, e da lì ci siamo confrontati con tutti gli altri. Durante le prove abbiamo composto il resto della musica, definito i dettagli e valutato eventuali cambiamenti, soprattutto a livello di struttura.
È un po’ il modo in cui lavoriamo anche su tutti gli altri brani: partiamo da piccoli blocchi, da idee parziali, e poi mettiamo tutto insieme man mano che andiamo avanti con le prove.
Ormai è da un po’ che avete questa formazione
Sì, effettivamente abbiamo iniziato un nuovo percorso proprio perché sentivamo, finalmente, di esserci davvero accettati come band. In passato ci sono stati diversi cambiamenti di formazione, a partire proprio dal cantante — prima di me ce ne sono stati altri, e io sono quello che è rimasto più a lungo fino ad ora.
Proprio grazie a questa stabilità che abbiamo raggiunto, stiamo riuscendo a pubblicare più inediti e a lavorare con più continuità. Quando i volti restano gli stessi, è molto più facile portare avanti un progetto, rispetto a dover ripartire da zero ogni volta — e questo ci ha dato davvero tanta spinta.
Poi, ovviamente, un elemento fondamentale per noi sono gli eventi live: ci danno la possibilità non solo di suonare dal vivo, ma anche di rafforzare il legame che abbiamo al di fuori della musica. C’è un’intesa, un’amicizia vera che portiamo anche sul palco — e questo, per noi, significa davvero tanto.
Tra le esperienze più belle che avete fatto sul palco c’è indubbiamente l’apertura del concerto di Vasco Rossi a Bari la scorsa estate
Mi ricordo benissimo quel momento. Eravamo io e la madre del nostro batterista, nel nostro paese, e dicevamo: “Non ci sarà mai modo, c’è un livello di competizione pauroso”. Anche solo pensare di partecipare a qualcosa legato a Vasco Rossi sembrava fuori portata. Però ci siamo candidati… e siamo stati accettati!.
Da lì è partito tutto: siamo stati selezionati per la fase live, abbiamo superato la selezione e siamo arrivati in finale. Alla fine ci siamo classificati ottavi, e questo ci ha garantito un posto per suonare al San Nicola di Bari.
Per noi è stato incredibile. In particolare per Edoardo, il nostro batterista, che è un grandissimo fan di Vasco — è il suo cantante preferito. Quindi, per lui e per tutti noi, è stato un sogno. Un vero e proprio “viaggio della speranza”: arrivare a fare queste cose, organizzarsi, prepararsi nel modo giusto.
Già per i live normali siamo molto precisi, abbiamo una cura quasi maniacale… ma lì dovevi essere davvero perfetto, non potevi permetterti errori. Alla fine però ci siamo trovati benissimo: c’è stato un grande riscontro da parte del pubblico, ed è stata una sorpresa, perché non era un nostro concerto. Le persone erano lì per un altro artista, molto più conosciuto… e invece abbiamo sentito davvero tanto calore.
E poi avere a che fare con la macchina organizzativa di Vasco Rossi è stato qualcosa di incredibile. Abbiamo visto cose che non pensavamo di vedere mai nella nostra vita. Questo, da solo, dice tutto.
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Tag: musica
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