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Ungheria: i referendum con cui Orban vorrebbe fermare l’Ucraina

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Il Centro di informazione del governo (Ktk) ha avviato un massiccio invio di e-mail per preparare i cittadini alla votazione

I referendum senza partecipanti con cui l’Ungheria vorrebbe fermare l’Ucraina

Ungheria: i referendum con cui Orban vorrebbe fermare l’Ucraina

Il Centro di informazione del governo (Ktk) ha avviato un massiccio invio di e-mail per preparare i cittadini alla votazione

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Ungheria: i referendum con cui Orban vorrebbe fermare l’Ucraina

Il Centro di informazione del governo (Ktk) ha avviato un massiccio invio di e-mail per preparare i cittadini alla votazione

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Budapest – Orbán lancia Voks 2025, la consultazione popolare per dire no all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Dall’inizio di aprile il Centro di informazione del governo (Ktk) ha avviato un massiccio invio di e-mail per preparare i cittadini alla votazione. «Nei prossimi giorni in Ungheria avrà inizio una consultazione nazionale» riporta il testo. «Bruxelles intende far entrare l’Ucraina nell’Ue attraverso una procedura accelerata». Ma «non possono decidere sopra le nostre teste», come recita anche la cartellonistica presente da settimane in tutto il Paese.

Cambiano i temi, ma il modello grafico è uguale da anni: uno slogan forte e le foto a tinte sbiadite dei bersagli del momento. Questa volta tocca alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, al leader del Partito popolare europeo Manfred Weber e al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, raffigurati come i responsabili del costo che l’adesione dell’Ucraina comporterebbe «per ogni famiglia ungherese, oltre a seri rischi economici e per la sicurezza». L’e-mail vuole rassicurare i destinatari che il governo guidato da Viktor Orbán «fornirà informazioni dettagliate su questi aspetti». E invita a «decidere con senso di responsabilità».

Dal 2022 in avanti queste chiamate all’azione possono contare su un’incredibile capillarità, arrivando agli indirizzi e-mail personali dei potenziali votanti. Merito del Ktk, che custodisce i dati raccolti per finalità di sicurezza sanitaria durante le campagne anti Covid. Il loro utilizzo era stato promesso soltanto per comunicazioni relative alla salute pubblica. Qualunque maggiorenne vaccinatosi in Ungheria durante il periodo pandemico, ungherese o non, è in quella lista. E riceve l’e-mail

Il tutto per un ‘esercizio democratico’ che – tra invio del plico elettorale (perché si vota per posta) e spese pubblicitarie distribuite fra tv, radio, giornali, web e cartellonistica – si aggirerà tra i 20 e i 30 milioni di euro. Cifre stimate sulla base di consultazioni simili negli ultimi tre anni. La voce di spesa più alta, superiore alla metà del budget, riguarda sempre la promozione pubblicitaria. Esborsi rilevanti, se proporzionati ai tassi di partecipazione e al valore non vincolante della consultazione. Ma aiutano le casse delle agenzie appaltatrici, quasi delle monopoliste nella gestione della comunicazione governativa, visto che fanno capo a un unico imprenditore.

Le consultazioni come Voks 2025 sono chiamate a raccolta che hanno grande eco nei media, ma non scaldano il cuore degli elettori. La partecipazione più alta risale al 2017 a seguito della campagna contro il nemico di sempre, il magnate George Soros. Affluenza: 29,4%. La media di restituzione dei plichi elettorali per le consultazioni svoltesi nei 15 anni di governo Orbán – quasi una all’anno – è inferiore al 16%. Risultati che metterebbero una pietra su un referendum vincolante, tanto più su semplici consultazioni senza valore di legge. Ma per il premier ungherese questo è un aspetto secondario.

Orbán si concentra sulla maggioranza di quei pochi che hanno spedito il proprio voto, creando la percezione di un consenso plebiscitario. Infatti i risultati che il governo ungherese riporta sono sempre di grande impatto, con almeno il 90% di preferenze a favore della linea del partito di maggioranza. Sorvolando però sul fatto che il 70% degli aventi diritto non si prende neanche il disturbo di rispondere. Ma la prossima volta che porrà il veto su questioni relative all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, Orbán dirà che questo vogliono gli ungheresi. Voks populi, vox dei.

Di Giacomo Ferrara

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