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Polvere di Luna, la Fort Knox cinese

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Un tempo la Cina celava al resto del mondo la polvere da sparo: oggi custodisce gelosamente quella di Luna. Ma è pronta a fare un’epocale eccezione, ‘prestandola’ a sette scienziati stranieri per scopi di studio

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Polvere di Luna, la Fort Knox cinese

Un tempo la Cina celava al resto del mondo la polvere da sparo: oggi custodisce gelosamente quella di Luna. Ma è pronta a fare un’epocale eccezione, ‘prestandola’ a sette scienziati stranieri per scopi di studio

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Polvere di Luna, la Fort Knox cinese

Un tempo la Cina celava al resto del mondo la polvere da sparo: oggi custodisce gelosamente quella di Luna. Ma è pronta a fare un’epocale eccezione, ‘prestandola’ a sette scienziati stranieri per scopi di studio

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Privilegi dall’Estremo Oriente. C’è stato un tempo in cui la Cina celava al resto del mondo la polvere da sparo: oggi custodisce gelosamente quella lunare. Ma è pronta a fare un’epocale eccezione, ‘prestandola’ a sette selezionatissimi scienziati stranieri per scopi di studio. La cerimonia – tenutasi in questi giorni a Pechino e patrocinata dalla missione spaziale Chang’e-5 – ha avuto tutte le connotazioni formali e stilistiche di quelle antiche. Quando i viaggiatori occidentali si trovavano al cospetto dei regnanti Ming.

La superpotenza di Xi Jinping non vuole essere da meno e conferisce all’iniziativa accademica tutti i connotati di una solenne concessione. In un certo senso lo è. I campioni di sedimenti estratti dai cinesi cinque anni fa – e da allora conservati sotto vetro – sono i primi a finire sulla Terra sin dal 1976, data dell’ultima missione sovietica sulla Luna. Così questa «polvere più rara dell’oro» rappresenta un’incomparabile fonte di prestigio astronomico e geopolitico. Da condividere quando – e soprattutto con chi – conviene al suo proprietario.

Ma cos’è il pulviscolo lunare? E perché è considerato tanto importante? In gergo si chiama regolite e costituisce l’insieme di frammenti che compongono la superficie di un pianeta o di un satellite. Nel caso della Luna, priva di atmosfera, si tratta di rocce frantumate in minuscoli granelli dal progressivo impatto di corpi celesti. Il risultato è quella patina grigiastra che ogni notte si mostra ai nostri occhi come un deserto sabbioso (profondo fino a diverse decine di metri).

Ciascuna particella contiene minerali di vario tipo, oltre a elementi – come elio e idrogeno – sospinti dal vento solare. Possederne anche una minima quantità vale una fortuna. Basti pensare che per i campioni raccolti durante le storiche missioni Apollo, la Nasa stimò un prezzo di oltre 3.500 dollari al grammo. E la Cina, mentre il mondo era paralizzato dalla pandemia, è riuscita a trivellare il suolo lunare prelevando 2 chili di materia. Un Fort Knox in miniatura che ora Pechino mette a disposizione della ricerca internazionale centellinando le dosi (secondo la Bbc, appena 60 milligrammi l’una).

Altro passaggio chiave: la polvere della Luna è ben più di un simbolico cimelio per cosmonauti. Racchiude in sé una miriade di informazioni utili a tracciare le prospettive di vita umana oltre la Terra. Proprio a partire dalla missione Chang’e-5 si è infatti scoperto che, grazie alla particolare struttura chimica della regolite, sarebbe possibile fonderla ad altissime temperature per produrre acqua direttamente in loco. Fino a 50 kg per ogni tonnellata di sabbia, dalla quale sono al contempo ricavabili anche ferro e altri materiali alla base della civiltà.

Se invece il prezioso composto lunare non è a portata di mano, si può sempre simularlo. Succede in Germania, dove da settembre esiste la prima struttura realizzata dall’Esa (un capannone di 1.000 metri quadri) per replicare la superficie del nostro satellite. E addestrare così gli astronauti in condizioni ambientali analoghe a quelle originali.

«Capire la storia e la dinamica degli elementi della Luna è cruciale per il nostro futuro. Abbiamo la grande occasione e la grande responsabilità di farlo insieme» ha detto uno degli scienziati beneficiari del cofanetto consegnato dall’Agenzia spaziale cinese. E a proposito di arte diplomatica: sul palco del gran galà c’erano rappresentanti francesi, tedeschi, britannici, pakistani e giapponesi. La portata delle ambizioni extra-planetarie della Cina passa anche da qui: porsi a capo della comunità astrofisica, cercare sponde all’estero e indebolire l’influenza delle superpotenze rivali. Non a caso, la polvere ‘in tournée’ farà tappa negli Stati Uniti soltanto in seguito. E poi forse anche in Russia, se Pechino vorrà. Chiaro come la Luna.

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