“Scomode verità”, il nuovo film di Mike Leigh
In “Scomode verità” il regista britannico Mike Leigh torna ai suoi temi prediletti: famiglia, fragilità, riconciliazione impossibile

“Scomode verità”, il nuovo film di Mike Leigh
In “Scomode verità” il regista britannico Mike Leigh torna ai suoi temi prediletti: famiglia, fragilità, riconciliazione impossibile
“Scomode verità”, il nuovo film di Mike Leigh
In “Scomode verità” il regista britannico Mike Leigh torna ai suoi temi prediletti: famiglia, fragilità, riconciliazione impossibile
Rabbia e controllo, lacrime e risate. Alcune storie si aprono come finestre. Non verso panorami spettacolari ma su stanze disordinate, piene di silenzi non detti, piatti lasciati a metà e voci che si alzano troppo facilmente. “Scomode verità”, nuovo film di Mike Leigh, è una di queste finestre e guardare dentro può esser rischioso. In questo nuovo affondo nei territori delle emozioni difficili, il regista britannico torna ai suoi temi prediletti – famiglia, fragilità, riconciliazione impossibile – e lo fa con una protagonista tanto insopportabile quanto profondamente umana: Pansy Deacon (l’attrice Marianne Jean-Baptiste). Casalinga londinese corrosa dalla rabbia, che scaglia il proprio dolore su tutto ciò che la circonda. Lingua affilata, sguardi taglienti. Dietro ogni urlo, ogni sarcasmo, si intravede però la tenerezza di una donna che ha disimparato a chiedere aiuto.
Pansy è misofobica, terrorizzata dai germi, dal disordine, dalla contaminazione della natura e degli animali. Rifiuta i fiori, prova disgusto per il contatto fisico e sfugge ogni forma di spontaneità. È come se il mondo intero fosse diventato per lei una minaccia da tenere a distanza. Il trauma della pandemia da Covid-19 ha agito come una crepa finale nel suo equilibrio già precario. La paura si è fatta ossessione, il disprezzo per il caos naturale si è trasformato in panico quotidiano.
Anche il film ha vissuto le sue vicissitudini legate alla pandemia: le riprese, previste nel 2020, sono state posticipate al 2023. Il tempo sospeso, l’ansia collettiva, il senso di isolamento hanno forse permeato l’atmosfera del racconto. Al fianco di Pansy, a fare da contrappunto, c’è la sorella Chantelle (interpretata da Michele Austin), parrucchiera solare, apparentemente risolta, figlia prediletta della defunta madre Pearl. Tra loro si gioca una partita silenziosa, fatta di vecchie gelosie e affetti resistenti, con l’ombra del lutto familiare che amplifica ogni parola non detta. Il marito Curtley (tranquillo idraulico impersonato da David Webber) e il figlio Moses, passivo e inespresso nell’interpretazione di Tuwaine Barrett, sembrano avventurieri inesperti tirati giù dalle sabbie mobili della donna.
Il film si muove con il passo lento e incantato del miglior realismo britannico: Leigh, maestro del non detto, orchestra un racconto in cui ogni silenzio pesa quanto una battuta e ogni oggetto quotidiano – un mazzo di fiori, una tazza di tè, una lapide – è carico di senso. L’impronta di una moderna working class è lì, in ogni dettaglio visivo. Lo stile di Leigh è sobrio, quasi invisibile, ma preciso. I suoi personaggi sembrano respirare da soli, grazie anche al metodo di improvvisazione guidata che rende i dialoghi autentici, sgraziati, reali. A dominare è la performance meravigliosa di Marianne Jean-Baptiste, nel ruolo di una Pansy che fa molto ridere e rabbrividire, per poi emozionare all’improvviso.
Il film si apre con la giusta tensione emotiva e brilla nella prima metà, con momenti di alta tragicomicità, come la scena del supermercato in cui Pansy aggredisce verbalmente una giovane cassiera e una cliente, incarnando tutto il malessere di una donna che ha perso il controllo anche su sé stessa. Ma nella seconda parte il ritmo si affloscia: le dinamiche si ripetono, alcune svolte narrative restano appena accennate e il finale lascia un senso di sospensione più che di compimento. Eppure, in mezzo a questo squilibrio, Leigh riesce a lanciare un messaggio sussurrato, più che predicato.
“Scomode verità” non è un film perfetto. Ma, come la vita, è fatto di sbavature, frasi interrotte, tentativi goffi di amare. E anche se perde ritmo nel suo ultimo tratto, regala comunque un piccolo insegnamento, uno spiraglio di luce: se lasci andare le cose, andranno dove devono andare. Per citare una frase tanto cara ai tempi del Covid: «Andrà tutto bene».
di Edoardo Iacolucci
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