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Blogger vs Cremlino

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Prosegue la repressione del Cremlino nei confronti di chi si espone contro la guerra. Veronika Belotserkovskaya, food blogger nata a Odessa ma di origine russa, rischia 15 anni di carcere e una multa di 3 milioni di rubli per aver stigmatizzato il massacro di civili in Ucraina.
Veronika Belotserkovskaya

Blogger vs Cremlino

Prosegue la repressione del Cremlino nei confronti di chi si espone contro la guerra. Veronika Belotserkovskaya, food blogger nata a Odessa ma di origine russa, rischia 15 anni di carcere e una multa di 3 milioni di rubli per aver stigmatizzato il massacro di civili in Ucraina.
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Blogger vs Cremlino

Prosegue la repressione del Cremlino nei confronti di chi si espone contro la guerra. Veronika Belotserkovskaya, food blogger nata a Odessa ma di origine russa, rischia 15 anni di carcere e una multa di 3 milioni di rubli per aver stigmatizzato il massacro di civili in Ucraina.
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Prosegue la repressione del Cremlino nei confronti del dissenso contro la guerra. Nonostante la legge sulla censura a dir poco draconiana introdotta lo scorso 4 marzo, una settimana dopo l’inizio dell’invasione in Ucraina migliaia di persone hanno dato il via a proteste di piazza contro l’azione di Mosca. Non solo. Pensiamo al grande coraggio di Marina Ovsyannikova, la giornalista diChannel One” che ha fatto irruzione durante il telegiornale mostrando un cartello in cui si dichiarava contro il massacro in corso nel Paese vicino. Mosso dall’odio verso la libertà e dall’ossessione per le ambizioni imperiali, Vladimir Putin ha riportato in auge la teoria sovietica del “nemico di Stato”, marchiando i dissidenti come “traditori nazionali”: «Abbiate paura, chiunque può essere il prossimo. Vedremo presto altre persone incriminate: siamo appena all’inizio», questo il messaggio ai potenziali ribelli. Il Cremlino teme una estesa rivolta interna per le brutali azioni in Ucraina, questo è noto, ma c’è chi non ha paura delle possibili conseguenze. È il caso di Veronika Belotserkovskaya, food blogger con oltre 906mila follower su Instagram: nata a Odessa ma di origine russa, l’influencer rischia 15 anni di carcere e una multa di 3 milioni di rubli. Il motivo? «Diffusione pubblica basata su odio politico o inimicizia con il pretesto di diffondere informazioni consapevolmente false sulle azioni delle forze armate della Federazione Russa»: la versione delle autorità di Mosca. In altre parole, più vicine alla realtà dei fatti, per aver stigmatizzato il massacro di civili in Ucraina. Nota anche come Belonika, Veronika Belotserkovskaya ha condannato le azioni delle truppe russe – «cannibali con le fauci insanguinate» – e ha ammesso di aver provato «vergogna» verso il proprio Paese d’origine per i tanti, troppi morti. Attualmente la blogger non si trova in Russia, ma presto potrebbe essere emesso contro di lei un mandato di ricerca internazionale. La minaccia del Cremlino non ha però sortito gli effetti sperati: la 51enne, ex moglie del banchiere Boris Belotserkovsky, continua a utilizzare i social network per biasimare l’attacco russo. «Sono stata definita una persona perbene», ha rivendicato dopo l’incriminazione. Il caso di Veronika conferma la preoccupazione di Putin per le possibili ripercussioni di certe prese di posizione, per questo motivo è in corso una vera e propria caccia alle élite sociali, economiche e culturali contrarie alla guerra. Fin qui sono stati aperti fascicoli amministrativi o penali contro chiscreditale forze armate russe, ma il tentativo di sopprimere il dissenso non terminerà certamente qui. «Chi sta dall’altra parte della barricata è un moscerino» ha ammonito Putin. Parole che ci riportano ai processi farsa dell’epoca staliniana, quando le autorità definivano «cani pazzi» o «pidocchi» i “nemici del popolo”.   di Massimo Balsamo

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