Skip to main content
Scarica e leggi gratis su app

La felicità non è guadagnare tutto e subito

|
La Mivar, è stata una parentesi del mercato dei televisori in Italia. Le decisioni imprenditoriali intraprese nei primi anni 2000 portarono enormi profitti, ma la vita aziendale fu breve.

La felicità non è guadagnare tutto e subito

La Mivar, è stata una parentesi del mercato dei televisori in Italia. Le decisioni imprenditoriali intraprese nei primi anni 2000 portarono enormi profitti, ma la vita aziendale fu breve.
|

La felicità non è guadagnare tutto e subito

La Mivar, è stata una parentesi del mercato dei televisori in Italia. Le decisioni imprenditoriali intraprese nei primi anni 2000 portarono enormi profitti, ma la vita aziendale fu breve.
|

Se n’è andato alla bella età di 98 anni Carlo Vichi, fondatore della Mivar. Per chi è nato negli anni Sessanta, un nome che ebbe il suo spazio nel mercato dei televisori in Italia e visse una fugace e illusoria età dell’oro a cavallo dei primi Duemila.

Vichi, prototipo di imprenditore brianzolo tutto casa, lavoro e fabbrichetta (neppure troppo piccola per un po’) ebbe unintuizione felicissima e mortale: mentre si affacciavano nei negozi di elettronica i primi televisori a schermo piatto, lui puntò tutto sulla vecchia tecnologia a tubo catodico, erede diretta dei mastodontici apparecchi che fecero la loro comparsa in Italia pochi anni dopo la Seconda guerra mondiale.

Grazie ai bassi costi di produzione, i televisori Mivar arrivavano sugli scaffali a prezzi super concorrenziali, rappresentando la soluzione entry level ideale per chi non fosse economicamente pronto ai primi tv al plasma o semplicemente non si fidasse della nuova tecnologia. Per qualche anno la scelta assicurò alla Mivar quote di mercato mai viste, ma la condannò senza appello all’irrilevanza tecnologica. Non appena i prezzi dei televisori a schermo piatto cominciarono a crollare, spinti in basso dalla concorrenza spietata fra i brand e dal susseguirsi di innovazioni tecnologiche, per la Mivar fu rapidamente la fine.

Ricordando con rispetto Vichi e la sua parabola umana e professionale, resta un severo ammonimento per chiunque faccia impresa: guai a ignorare i progressi tecnologici, puntando tutto sul guadagno di oggi. Significa negarsi il futuro.

  di Marco Sallustro

La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!

Leggi anche

Un posto di lavoro su due resta scoperto

16 Maggio 2025
La percentuale di posti di lavoro che le imprese non riescono a coprire è pari al 47%. Ciò signi…

Tutelare chi paga le tasse

15 Maggio 2025
l livello di tasse in Italia è infatti elevatissimo, con un’incidenza di circa il 42,6% del Pil,…

Festa del lavoro o vetrina del nulla?

01 Maggio 2025
Le ricorrenze possono essere occasione per ricordare, ma anche noia da dimenticare. La Festa del…

Servono nuove regole per le rinnovabili: la lezione spagnola

01 Maggio 2025
Dopo l’enorme (e inspiegato) blackout in Spagna e Portogallo, è evidente la necessità di ridurre…

Iscriviti alla newsletter de
La Ragione

Il meglio della settimana, scelto dalla redazione: articoli, video e podcast per rimanere sempre informato.

    LEGGI GRATIS La Ragione

    GUARDA i nostri video

    ASCOLTA i nostri podcast

    REGISTRATI / ACCEDI